Giovinazzi (pilota di F1): “Corro per mestiere, in strada vado tranquillo”

 

di Roberta Pasero

 

Per chi corre sempre verso l’impossibile e ha giorni scanditi da un cronometro, la vita parallela può anche essere la normalità. Può voler dire rallentare finalmente il tempo e far riacquistare emozione ai gesti di tutti i giorni, quelli che di solito passano inosservati. Capita così a Antonio Giovinazzi, 27 anni, unico pilota italiano in Formula 1, team Alfa Romeo Racing. Un’attrazione fatale per i motori iniziata a 3 anni con il primo go-kart, poi dai 7 sempre in pista, fino alla Driver Academy Ferrari e alla F1 dal 2017. In gara ha il numero 99, anno del suo primo campionato in kart, sul casco il tricolore e un’ape-pilota, simbolo dei sacrifici, il suo passepartout per il successo, e di aggressività. Però Giovinazzi aggressivo non lo é. Anzi, é il pilota della porta accanto. Tranquillo, sorridente, mai polemiche o parole fuori posto. Toccategli tutto però non i capelli. Lunghi, pettinati un po’ così, sono il suo portafortuna.

La sua vita parallela inizia quando scende dalla monoposto?
“Magari. Anche al termine delle gare non smetto di essere un pilota: trascorro la maggior parte del tempo tra pista, palestra, incontri con gli ingegneri, in giro per il mondo. Quindi la mia doppia vita é a Martina Franca, la mia città. Comincia quando arrivo a casa”.

Allora Antonio Giovinazzi torna a essere un ragazzo come tanti.
“Proprio così. Là ritrovo la mia vita di sempre. E le mie giornate sono fatte di partite con gli amici, quelli della mia infanzia, di serate in pizzeria con loro e la mia fidanzata, o a casa con la mia famiglia, a parlare con mio padre, il mio primo tifoso. Piccoli momenti di normalità che spero di rivivere presto in numero maggiore, perché soltanto perdendoli per colpa del Covid-19 e dei ripetuti lockdown ne ho scoperto il vero valore”.

Le sue prime parole, pronunciate proprio a Martina Franca, non sono state mamma e papà ,ma Alfa Romeo. A parte la F1 cosa rappresenta per lei il Quadrifoglio?
“Tanto, non soltanto perché é un brand storico italiano e mi ha consentito di arrivare in F1, ma proprio perché Alfa Romeo e Ferrari sono nei miei sogni sin da bambino. Mi rende orgoglioso correre con questi colori e vorrei farlo il più a lungo possibile”.

In quale pilota si immedesimava?
“Tifavo esclusivamente Ferrari e allora era Michael Schumacher a vincere tutto. Sono cresciuto con lui, ed é lui che mi ha trasmesso la passione”.

Adesso corre con Räikkönen e di lui dice che è il suo metro di giudizio. Invece lei Giovinazzi chi è per questo gigante della F1?

“Kimi è il miglior compagno di scuderia che potessi chiedere. Forte, con tanta esperienza, un riferimento perfetto per un pilota che vuole crescere. Se gli sto davanti è una vittoria, se gli sto alle spalle imparo. E se a 42 anni lui continua a correre spero che parte della motivazione gli arrivi da me”.

Le automobili hanno sempre più la tecnologia delle monoposto. E’ così anche per la nuova Giulia GTA, l’Alfa Romeo che lei e Räikkönen avete messo a punto?
“Abbiamo lavorato con gli ingegneri dando indicazioni in particolare per l’assetto della vettura e l’aerodinamica. E il risultato é un’ Alfa GTA mix perfetto per utilizzo quotidiano e pista”.

Le nostre strade diventano sempre più elettrificate. La F1 dovrà adeguarsi?
“Difficile dirlo. Vedremo se le nuove motorizzazioni prenderanno davvero il sopravvento sulle nostre strade e se le monoposto dovranno diventare green. Al momento ci concentriamo sui motori che abbiamo, poi chissà”.

Lei ha già partecipato a una gara di Formula E che è un po’ la doppia vita della Formula 1. Impressioni?
“Ovviamente per un appassionato e un pilota sentire il motore della macchina é molto più intrigante”.


Nelle città del futuro con automobili anche sempre più “autonome” non sarà poco appassionante lasciarsi guidare?

“Sicuramente stare al volante perderà fascino. Però, se ne guadagnerà la sicurezza, allora sarà la scelta migliore”.


A proposito di guida sicura, quali sono i suoi consigli di pilota agli automobilisti di tutti i giorni?

“Ricordarsi che la pista é la pista e la strada e la strada, quindi la velocità non può essere la stessa. Sulla strada ci sono limiti, cartelli e Codice da rispettare, bisogna andare tranquilli e usare la testa. Chi vuole divertirsi andando forte vada in pista”.


Gli Adas e i corsi di guida sicura aiutano ad affrontare i pericoli?

“Sì, però alla fine c’è sempre una persona al volante che deve concentrarsi al 100%, perché in strada non si é da soli, ma circondati da imprevisti”.


Lei quando scende dalla monoposto che driver é?

“Tranquillo, non mi piace correre anche perché lo faccio già in pista per mestiere”.

Si deve guidare più con la testa o con il cuore?

“Con entrambi. Sono tutti e due importanti: al volante ci vuole concentrazione e passione”.

Il campionato di F1 si è concluso da poche settimane. Lei è arrivato diciassettesimo in un anno anche sportivo stravolto dal Covid-19. Poteva andare meglio?
“Ho fatto passi avanti ma devo ancora migliorare. Però in una stagione difficile come questa l’importante é stato continuare a battersi, in pista e soprattutto nella vita”.

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