di Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere
Malgrado l’aumento esponenziale del costo del gasolio, delle gomme, dell’Adblue (l’additivo che obbligatoriamente i camion Euro 5 e Euro 6 devono utilizzare e il cui prezzo è quasi raddoppiato negli ultimi tempi a causa della mancanza della materia prima), gli autotrasportatori continuano a trasportare a tariffe chilometriche molto basse, spesso al di sotto dei costi di gestione: una anomalia che deve fare riflettere e preoccupare.
Mentre i costi primari schizzano alle stelle, i prezzi praticati per i trasporti merci non hanno subito alcuna variazione al rialzo. Un esempio su tutti: in piena campagna del Kiwi il trasporto dalle aree di produzione nel Lazio, al Nord Italia, viene pagato 0,80/0,90 centesimi a chilometro. Ora, se è vero che un camion euro 5 o euro 6 percorre poco più di 3 chilometri con un litro, con il gasolio a 1,6 euro al litro, solo per il carburante un chilometro costa all’autotrasportatore 0,5 centesimi.
Se a questo aggiungiamo le spese per l’autostrada, le manutenzioni (anche i pneumatici hanno subito aumenti vistosi) e soprattutto la remunerazione per l’autista, è evidente che molti autotrasportatori viaggiano sotto costo. Ebbene, come è possibile questa realtà distorta rispetto alle regole basilari del mercato? La spiegazione purtroppo va ricercata in una illegalità diffusa a più livelli che è ormai pratica quotidiana nel settore. Esistono in Italia interi territori e filiere, dove l’autotrasporto è gestito da organizzazioni criminali che utilizzano questa attività per riciclare denaro o trasportare, insieme ad esempio a frutta e verdure, anche droga.
Accanto a questa piaga gravissima, esiste poi una costellazione di tanti piccoli autotrasportatori che si auto-sfruttano e che, pur di lavorare, non rispettano i tempi guida-riposo, manomettono i cronotachigrafi, e sono costretti, per “ottimizzare” il tempo a disposizione a svolgere mansioni differenti dalla guida, come il carico e lo scarico in ribalta, durante i tempi della pausa, facendo così “riposare” solo il camion il cui cronotachigrafo registra la pausa obbligatoria per legge regolarmente mentre in realtà l’autista lavora come magazziniere per conto terzi, in barba alla tanto decantata sicurezza.
Senza dimenticare l’utilizzo massiccio e illecito di gasolio agricolo, che come noto ha prezzi inferiori rispetto a quello da autotrazione. Mentre tutto questo accade ogni giorno, intorno una complice indifferenzaripropone un modello che evidentemente conviene a tanti soggetti e che, parallelamente, costringe le imprese serie alla implosione contribuendo così a creare un monopolio vizioso dominato dalla illegalità. E poi ci si stupisce della carenza di autotrasportatori.