Francoforte, c’era una volta la sfida Germania-Italia
Anni fa il Salone di Francoforte si distingueva per la sua imponenza e il dominio assoluto dei «big» tedeschi. Alla vigilia, uno dei titoli più ricorrenti sui giornali era il seguente: «Francoforte, torna Germania-Italia». Come a dire che la sfida infinita tra bianchi tedeschi e azzurri, per una volta, ogni due anni, si spostava all’interno dei padiglioni della Fiera della capitale economico-finanziaria europea. Ecco allora Ferrari misurarsi a distanza con Porsche e Lamborghini. E Alfa Romeo con Mercedes, Audi e Bmw. Ma era partita aperta anche tra le compatte, con Fiat, Lancia, Opel e Volkswagen. Bei tempi, che rimpiangiamo.
La Fiera di Francoforte è immensa: per spostarsi dal padiglione in prossimità dell’ingresso, solitamente (e anche quest’anno) occupato da Mercedes-Benz, distante poche decine di metri da quello, pure XXXL, del gruppo Volkswagen, fino al megastand di Bmw-Mini, la camminata è lunga. Meglio ricorrere alle navette. Un tempo, tra questi padiglioni c’erano quelli occupati dall’allora Fiat Group con Ferrari e Maserati, dalle Case francesi, giapponesi e coreane. Quest’anno, per sopperire alle tante defezioni, tra cui quelle di Fca e Ferrari, i due poli tedeschi (Mercedes-Volkswagen, e parecchio più avanti, Bmw) hanno mantenuto le loro posizioni.
Tra questi, però, al di là del padiglione 8 che ospita anche i componentisti, tanti spazi vuoti. Personalmente, con un Salone ai minimi di sempre, ho percorso, in mezza giornata, 9,4 chilometri. Solo pochi anni fa, la camminata per spostarsi da un evento all’altro sarebbe stata molto più lunga. Nel 2019 è andata così. I padroni di casa hanno tenuto botta monopolizzando la rassegna. Ma tra due anni cosa accadrà? Ferrari ha preferito organizzare una sorta di Salone, con tutti gli spazi che voleva, in casa propria («Universo Ferrari»), altri hanno rinunciato. E poi c’è Renault, a esempio, che ha affittato una lounge solo per la giornata dedicata ai media. Nel 2018, Parigi ha fatto flop; quest’anno Francoforte è sottotono. Come sarà Ginevra 2020? È il canto del cigno dei Saloni tradizionali?