Ford Mustang EcoBoost, episodio 3: vista da lei
di Romanella Rivaroli (Red-live.it)
Mustang? Aspetta, cerco sul vocabolario… Sì, sono fissata. Fin da ragazzina mi ha sempre incuriosito il significato delle parole. Nella categoria rientrano anche quelle contenute nei testi delle canzoni. E giù a sfogliar vocabolari. Finché a mettersi di traverso toccò anche a Mustang… Sally, ascoltata negli anni ’90 tra i brani della colonna sonora di The Commitments di Alan Parker. Rimasi colpita dal ritmo trascinante e decisi che Mustang, termine di per sé spigoloso per i padiglioni auricolari, dovesse trovare un senso. Consultai l’Oxford monolingue: Small wild or half-wild horse of the American plains. Ma, non paga – come si faceva una volta quando i testi delle canzoni non si potevano ancora saccheggiare dal web – entrai alle Messaggerie Musicali e lessi le parole su una raccolta di spartiti R&B. “I bought you a brand new Mustang / A nineteen sixty-five / Ride, Sally, Ride / Guess you’d better slow your Mustang down”.
Ci sono voluti decenni per trasformare un termine ascoltato e letto in realtà. Da qualche giorno, in redazione, si vociferava del suo arrivo per un test e io mi ero subito prenotata per un giro (quando sarebbe ricapitato?). Passando con la mia Ypsilon l’ho vista parcheggiata e la giornata ha preso subito un’altra piega.
Finalmente al volante
Tutta muso (duro), con uno sfacciato vestito arancione e due occhi laterali privi di montanti. Notevole! Una volta nell’abitacolo mi lascio avvolgere dai sedili in pelle Recaro, molto ergonomici. Mi posiziono e ho il pieno controllo sul suo grugno. Un gioco da ragazze allacciare la cintura, agganciata al sedile all’altezza della spalla: un’accortezza apprezzata che facilita la presa.
Il profumo della pelle, il freno a mano subito accanto alla coscia e il pulsante dell’accensione mi fanno venire voglia di muoverla.La pedaliera è giù, in fondo, la frizione ha una corsa chilometrica, occorre distendere bene le gambe per raggiungerla. E, particolare che non ho mai visto su altre auto, c’è un appoggio in più a sinistra per far riposare la gamba, o – mi spiegano – per puntarti quando guidi con stile sportivo.
Autentica dominatrice
Vista da fuori la Mustang incute timore reverenziale, che sparisce nel momento in cui si innesta la prima e si comincia a muoverla. Il motore non è brusco. La strada si domina bene. Anche senza essere un campione la senti tra le mani, sei tu che guidi lei e non viceversa. Quando si parcheggia, però, occorre un minimo di tempo per prendere le misure perché è grande (meno male che la telecamera posteriore dà una mano): da dentro all’inizio non avevo ben idea delle dimensioni reali, ma ci ho preso la mano in fretta e sono bastati davvero pochi chilometri per sentire che potrei usarla senza problemi(parcheggio a parte, perché dove ci sta lei da sola ci stanno due Ypsilon…). Una sorpresa per me scoprire che è un cavallo da corsa ma non un cavallo selvaggio. E poi costa meno di tante altre auto con molto, molto meno carattere.