Ferrari ha perso il suo “pilota”

E ora tocca a Ferrari ripartire senza il suo “pilota”. La sosta ai box di Sergio Marchionne non è andata come tutti speravano. Il ritiro forzato del presidente e ad  voluto dal destino apre, di fatto, un nuovo corso che mai a Maranello avrebbero immaginato. Viene in mente la scena del pianto e della rabbia di Nino Benvenuti quando, dal suo angolo del ring, l’amico manager Bruno Amaduzzi ne decretava la resa gettand la spugna. Un ritiro dal combattimento contro Carlos Monzòn (era l’8 aprile 1971) in contrasto la sua volontà. E lo stesso è accaduto al “guerriero” Marchionne con la grave malattia che ha preso il sopravvento.

Marchionne, scomparso il 25 luglio scorso a Zurigo, dalla primavera del 2019, uscito da Fca, si sarebbe dovuto dedicare anima e corpo a Ferrari. I progetti, la voglia pazza di Mondiale dopo tante delusioni, l’aumento della produzione senza tradire l’aspetto dell’esclusività del brand, la svolta dell’elettrificazione, la novità Fuv (Ferrari utility vehicle) di cui esiste già il concept: un modello unico che aprirà le porte della Casa del Cavallino a nuovi clienti in cerca di prestazioni super ma anche di maggiore versatilità.

Il primo agosto saranno comunicati i dati del secondo trimestre e della prima semestrale 2018. E a Maranello si aprirà un nuovo capitolo: la palla passa a John Elkann e al nuovo amministratore esecutivo Louis Carey Camilleri.

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