Fca, per il dopo Marchionne più coraggio sul prodotto

di Andrea Tartaglia*

La scomparsa di Sergio Marchionne è stata un fulmine a ciel sereno che ha tracciato un solco profondo. Nella storia dell’Automotive, e ancora di più in quella della galassia Fiat, ci sarà un “prima” e un “dopo” Marchionne. In questi giorni si è scritto moltissimo sulla figura e sulle gesta del manager italo-canadese, tanti hanno raccontato il Marchionne businessman, qualcuno – tra quelli che lo hanno conosciuto – ha raccontato il Sergio uomo.

Personalmente, mi sono limitato a dare una valutazione sintetica: per Marchionne parlano i numeri, ha preso un’azienda fallita e l’ha riportata tra i protagonisti globali dell’automobile. In realtà il giudizio è molto più complesso, Marchionne è stato un condottiero che ha dedicato la vita al lavoro, puntando a massimizzare il valore del gruppo del quale era a capo lavorando su efficienza, produttività e qualità.

Eppure, anche uno come Marchionne commette errori. Ho letto giudizi che imputano al manager la “distruzione della Fiat” e la “perdita dell’italianità” a favore dei brand americani di Fca. Jeep in primo luogo. In molti casi si tratta di giudizi eccessivi, smentiti dai numeri e dai fatti. Ma sotto sotto, qualche verità c’è: sul prodotto si poteva fare di più. E meglio!

La mia storia nel mondo dell’auto passa attraverso 13 anni spesi in concessionaria. Di questi, 2 trascorsi a vendere Fiat tra il 2009 e il 2011, anni in cui la gamma era ancora “lunga” spaziando dalla Panda alla Croma. Forse fin troppo lunga, ma negli ultimi anni ho impressione che sia stata avviata una riduzione drastica. Alla luce dei piani futuri del gruppo, la definirei “eccessiva”.

Strategia discutibile

Capisco la razionalizzazione dei costi, comprendo la necessità di puntare al valore, ma davvero è pensabile lasciare che Fiat produca solo Panda e le innumerevoli varianti della 500, mentre Alfa Romeo dovrebbe sopravvivere solo con Giulia e Stelvio? E Maserati, senza un una vera svolta hi-tech dovrebbe primeggiare nel segmento “premium”?
La strategia di Sergio Marchionne di puntare su Jeep come player globale non è stata sbagliata: i Suv tirano su tutti i mercati ed è giusto sfruttarne l’onda. Ma credo sia normale e profittevole avere nel gruppo una gamma completa di prodotto, che spazi dalle utilitarie alle Premium passando per le Sport.

Cosa c’è che non va

Da questo punto di vista, il gruppo Fca ha i marchi giusti, che però avrebbero bisogno di una migliore definizione del target cliente e – di conseguenza – della gamma da produrre. Nel piano presentato per il futuro, Fiat sembra destinata a produrre solo Panda e le mille varianti della 500. Un errore a mio avviso: Fiat è un marchio “da famiglia” e non può non continuare a produrre la Panda, la sostituta della Punto, la 500 e la Tipo. Proprio non può!
Alfa Romeo deve continuare a tappe forzate la sua collocazione tra i marchi Premium sostituendo la Giulietta e realizzando un Suv compatto. Puntando su sportività e qualità. Quanto a Maserati, deve essere la punta di diamante dell’hi-tech del gruppo, cosa che oggi – francamente – non è. E ci si deve credere a livello globale.

Marchionne – Ghidella, tandem da sogno

Due mesi fa ero in Russia. Parlando con un amico locale, che avrebbe voluto comprare una Maserati, ho scoperto che Fca ha iniziato a vendere le auto del Tridente nella Federazione, ma senza un’assistenza adeguata. Molti potenziali clienti, come il mio amico, hanno desistito temendo di non poter ricevere il necessario supporto tecnico in caso di guasto.
La mia ammirazione per Sergio Marchionne come stratega della finanza e manager-condottiero è totale. Ma sul prodotto – che per sua stessa ammissione non era il suo forte – la strada tracciata non mi sembra la migliore. Sconfinando per un attimo nel sogno, penso a che spettacolo sarebbe stato un tandem Marchionne – Ghidella ai vertici del Lingotto.
Un sogno appunto, che la storia e le ragioni anagrafiche rendo tale. E allora non posso che ribadire: cara Fca, più coraggio sul prodotto!

*www.motorpassion.it

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *