Sergio Marchionne, ad di Fca, e presidente e ad di Ferrari
Fca e Ferrari, perché hanno ancora carburante per Piazza Affari
di Ennio Montagnani
Dopo un primo semestre positivo, i titoli Fca e Ferrari hanno ancora spazio per correre in Borsa grazie ai solidi dati di bilancio e a un mercato dell’auto che rimane solido Il primo semestre del 2017 è stato positivo per le immatricolazioni in Italia e, in generale, in tutta Europa, nonostante una stentata ripresa dell’ economia e una fiducia dei consumatori che oscilla nervosamente. “Le previsioni per il 2017 erano per una crescita del settore pari all’11% circa, obiettivi che a fine 2016 sembravano ambiziosi, ma che si stanno rivelando raggiungibili. E anche le previsioni per i prossimi mesi sono improntate all’ottimismo. Infatti, ci si attende per la seconda parte dell’anno in corso una maggior propensione agli acquisti di vetture nuove e usate, e anche una disponibilità a spendere di più”, fa sapere Salvatore Gaziano, direttore investimenti di BorsaExpert SCF (società di consulenza indipendente) che ricorda come l’Italia abbia consolidato il suo terzo posto tra i 5 maggiori mercati dietro a Germania e Gran Bretagna e davanti a Francia e Spagna. Secondo uno studio realizzato dalla società di consulenza internazionale PwC, elaborato dall’Osservatorio Autopromotec, nei prossimi cinque anni il fatturato del mercato europeo del settore vedrà un sensibile incremento, attestandosi a 48,4 miliardi di euro.
Fatturato, Stati Uniti al comando
“Al momento, con 17,7 miliardi di euro il fatturato più redditizio è quello statunitense, seguito dall’Europa (16,4 miliardi), dai Paesi emergenti (Brasile, Russia, India e Cina con 11,3 miliardi) e dal Giappone (2,7 miliardi). E il mercato europeo e quello italiano sono interessanti anche perché, secondo le stime della European Automobile Manufactures Association, un terzo delle auto usate dagli europei sarebbe stata fabbricata più di dieci anni fa”, commenta Salvatore Gaziano, il quale ricorda inoltre che in Italia l’età media delle auto circolanti è di 9 anni e 6 mesi con oltre 5,3 milioni di veicoli che hanno più di 20 anni di eà.
Come valutare le azìoni Fca
“Il primo trimestre 2017 si è chiuso per Fiat Chrysler Automobiles con risultati record. I ricavi netti hanno mostrato un progresso del 4% a 27,7 miliardi di euro e sono state battute le attese degli analisti che avevano previsto ricavi pari a 27 miliardi. Anche l’utile netto ha mostrato un progresso del 34% a 641 milioni di euro e pure in questo caso sono state battute le attese degli analisti che avevano stimato un utile di 620 milioni di euro. E il prossimo appuntamento del 26 luglio, quando saranno resi noti i dati riguardo il secondo trimestre 2017, saranno molto importanti. Fca non vede alcun impatto dal caso diesel Usa sugli obiettivi del piano 2018: Sergio Marchionne auspica una soluzione veloce del’indagine americana dell’Epa e, in ogni caso, l’eventuale multa non dovrebbe avere un impatto rilevante sui target di debito al 2018. Dal punto di vista dei fondamentali, il titolo è a forte sconto di almeno il 20% rispetto ai competitor, seppure negli ultimi mesi l’andamento più riflessivo del mercato Usa e le indagini in mezzo mondo sulle emissioni diesel hanno buttato un pò di sabbia nel motore. Il gruppo resta comunque una possibile preda interessante in un risiko del settore e può giocare comunque delle parti interessanti per far emergere il valore, come un’eventuale scorporo di Jeep, un marchio che sta dimostrandosi fortissimo e dalle enormi potenzialità.
Considerazioni sul titolo Ferrari
Dalla trimestrale di Ferrari si apprende che i ricavi relativi ai primi tre mesi dell’esercizio 2017 sono stati pari a 821 milioni, in aumento del 21,5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, mentre le vendite si sono attestate a 2.003 unità, con un incremento di 121 esemplari rispetto al primo trimestre 2016. Segnali positivi anche dal Mol che è salito a 242 milioni di euro, in aumento del 36% rispetto a un anno fa, e dall’utile netto che si è attestato a quota 124 milioni, facendo registrare un aumento del 60% su base annua. Dal punto di vista dei fondamentali la società non si può definire sottovalutata a questi prezzi (il titolo è salito del 115% nell’ultimo anno), ma ha un posizionamento unico e viene assimilata come multipli più a una società del lusso che a una del settore automotive, come era nelle intenzioni del presidente e ad Sergio Marchionne quando l’ha portata in Borsa.