Roberto Russo, AD di Assiteca SIM

Perché Fca e Ferrari possono ancora correre in Borsa

di Ennio Montagnani

 

Nel primo trimestre del 2017 i due titoli Fiat Chrysler Automobiles (Fca) Ferrari ((Race) hanno realizzato ottime performance, rispettivamente +18% circa il primo e +26% circa il secondo. Tuttavia la valutazione di Roberto Russo, ad di Assiteca Sim, basata sulla filosofia di investimento del Value Investing (investimento in funzione del valore del titolo oggetto dell’investimento), è effettuata in un’ottica di medio termine: il manager, infatti,  ritiene  che ci sia ancora margine di guadagno su entrambi i titoli. “Per quanto riguarda Fiat Chrysler, il piano industriale triennale della società prevede al termine dell’esercizio 2018 un utile netto di 5 miliardi di euro e un debito industriale prossimo allo zero; sulla base di questi obiettivi, applicando un multiplo prezzo/utili pari a 10, la nostra valutazione si aggira intorno a 50 miliardi di euro in termini di capitalizzazione contro i 15 miliardi circa attuali, corrispondenti a un prezzo per azione FCA di circa 32,5 euro”, spiega Russo. L’ad di Assiteca SIM, ragionando in modo conservativo e ipotizzando quindi di tagliare del 40% circa gli obiettivi di crescita programmati dal management a fine 2018, giunge a un target price a tre anni pari a circa 20 euro per azione, un valore comunque doppio rispetto a quello attuale. Per quanto riguarda il titolo del Cavallino rampante, l’evento catalizzatore che può ulteriormente spingere al rialzo il valore borsistico di un’azienda unica al mondo, i cui multipli sono da associare al settore del lusso, è la scelta del management di aumentare la produzione di nuove auto nell’arco del prossimo triennio dalle 8.400 unità circa attuali a 10.000 unità. “Questo obiettivo è facilmente realizzabile, in quanto la domanda è decisamente superiore ai suddetti target. Tuttavia, occorre allo stesso tempo prestare molta attenzione a uno degli elementi distintivi che ha contribuito negli anni alla crescita di valore dell’azienda e alla consacrazione del mito Ferrari, rappresentato dall’effetto “scarsità”, ovvero dal privilegio riservato a pochissimi eletti di possedere un’auto appena uscita dalla fabbrica di Maranello”, puntualizza Russo. Il quale, sulla base di tutte queste considerazioni, conferma il proprio forte ottimismo sul titolo Fiat Chrysler che, ai prezzi attuali, rappresenta un ottimo investimento di medio periodo (tre anni) mentre, relativamente al titolo Ferrari, il suo consiglio è di mantenere le posizioni in essere e iniziare a ridurre gradualmente l’esposizione fino a dimezzarla qualora l’azione dovesse raggiungere nell’anno in corso il prezzo di 80 euro.

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