Europa e Italia:  un comune progetto

di Gianfranco Chierchini

 

Per tanti motivi, i 28 Paesi europei, presentano tra loro notevoli diversità anche per quanto riguarda la sicurezza stradale, anzi, la insicurezza stradale.  

Un indicatore abbastanza semplice, anche se non raffinatissimo, della sicurezza stradale di un Paese è il numero dei decessi per milione di abitanti:  nella Ue, da Paese a Paese,  la mortalità presenta variazioni fino a quattro volte: a Malta e in Svezia abbiamo avuto nel 2015 rispettivamente 25,6  e 26,6 decessi per un milione di abitanti; all’estremo opposto, in Romania 95,3 e in Bulgaria 98,3. L’Italia si colloca in una situazione mediana: con 56,4 decessi per milione di abitanti è una delle meno virtuose tra i Paesi dell’Europa settentrionale, mentre si trova a primeggiare tra quelli dell’Europa orientale.

L’esistenza di una Europa unita, in questo campo, ha avuto e ha un ruolo positivo.

Ai primi anni del 2000, i Paesi Ue avevano sottoscritto  un programma  di prevenzione degli incidenti stradali più gravi che avrebbe dovuto ridurre i  55.091 decessi del 2001 del 50% entro il 2010, cioè farli scendere a 27.545. Complessivamente l’obiettivo non è stato raggiunto, dato che i decessi al 2010 sono stati circa 4.000 in più, 31.595, ma c’è da segnalare che molte nazioni in precedenza con tassi di incidentalità elevati hanno raggiunto e superato l’obiettivo. L’Italia con i suoi 7.096 decessi del 2001 non è riuscita a dimezzarli, dato che nel 2010 ne ha dovuti conteggiare 4.114, circa 550 in più.  Anche per il nostro Paese, c’è comunque da segnalare che  diverse realtà regionali e comunali sono riuscitea raggiungere l’obiettivo: segno che ridurre i decessi è possibile. E’ impegnativo, certo, ma è possibile. 

I Paesi Ue hanno subito dopo sottoscritto un altro obiettivo: dimezzare al 2020 il numero dei  morti del 2010.  Per raggiungere questo risultato, indipendentemente dalla situazione del 2010  in ciascun Paese,  le previsioni inziali indicavano la necessità di mantenere un tasso di -6,7% annuo. L’Italia dovrebbe passare dai 4.114 decessi del 2010 alla metà nel 2020, cioè a 2.057. Ma con gli esiti del 2014 e del 2015, anno quest’ultimo in cui è stato registrato addirittura un aumento di morti rispetto al 2014, il tasso di diminuzione dovrebbe collocarsi  nei prossimi anni attorno al 10%:  obiettivo non facile, ma possibile e  doveroso.

Gli strumenti  necessari sono non noti, ma arcinoti e, dove applicati, hanno dato risultati inequivocabili, come in Spagna o in Lituania.  E dobbiamo pensare che non valga la pena dedicare un impegno maggiore  a questo comune obiettivo europeo, per  ridurre del 50 % la nostra mortalità stradale ? Anzi,  se non fosse una domanda drammatica, non è fin ridicolo pensare di poterci rallegrarci se avessimo “soltanto”  2. 057  morti nel 2020 sulle nostre strade, di rallegrarci di averne, tra quattro anni,  “soltanto”cinque al giorno?

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