Europa e 2020: un anno a tre cilindri
di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
E’ decisamente catastrofico il bilancio consuntivo del mercato delle autovetture nell’Europa Occidentale (Ue+Efta+Uk) nel 2020. Le immatricolazioni hanno accusato un calo del 24,3%, scendendo a quota 11.961.182, un livello quasi identico a quello del 1994 cioè di 26 anni fa. Come è ben noto, la ragione della drammatica caduta delle vendite di autovetture è l’impatto della pandemia di Coronavirus che non ha risparmiato nessun Paese. Le immatricolazioni chiudono infatti in rosso in tutti i 30 Paesi dell’area con un calo massimo del 42,8% in Croazia. Dicembre ha fatto registrare una contrazione contenuta nel 3,7% dovuta all’effetto di provvedimenti particolarmente efficaci adottati per sostenere il mercato in particolari paesi, ma le prospettive per il 2021 restano fortemente negative sia per l’andamento della pandemia che per l’esaurirsi nel 2020 di importanti misure di sostegno della domanda e non rinnovate (o non ancora rinnovate) nel 2021.
Un aspetto interessante in questo quadro negativo è la forte crescita della quota delle auto elettriche o ibride plug-in a cui si contrappongono crescenti difficoltà per il diesel. La crescita delle elettriche e ibride delle plug-in non è comunque collegata alla pandemia, ma all’adozione di incentivi particolarmente importanti e anche al debutto di molte importanti soluzioni elettriche o ibride plug-in. La quota di queste auto sul totale delle immatricolazioni resta comunque ancora non particolarmente significativa, anche se in mercati importanti come quelli della Germania e del Regno Unito ha superato il 10%. In particolare, in Germania questa quota è arrivata al 13,5% nell’intero 2020, mentre nel Regno Unito ha toccato il 10,7%, ma in Italia non è però andata oltre il 4,3%.
Come sempre, la parte del leone nel mercato dell’Europa Occidentale l’hanno fatta i cinque maggiori mercati (Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna). Il risultato migliore lo ha fatto registrare la Germania, che ha chiuso il 2020 con una contrazione del 19,1% grazie ad un buon recupero nel secondo semestre dovuto anche alla riduzione temporanea dell’Iva nel secondo semestre che ha dato una forte spinta alla domanda dei privati ed in particolare in dicembre visto che il provvedimento scadeva a fine anno.
Peggio della Germania ha fatto la Francia che, pur avendo adottato incentivi abbastanza generosi per sostenere la domanda, chiude con un calo del 25,5%. Al terzo posto per entità del calo si colloca l’Italia con una perdita del 27,9% sul 2019. Nel nostro Paese le immatricolazioni sono tornate ai livelli degli anni ’70 e la situazione sarebbe stata decisamente peggiore se, per il secondo semestre dell’anno, il Parlamento non avesse approvato il pacchetto Benamati che prevedeva incentivi anche per le auto ad alimentazione tradizionale con emissioni di CO2 contenute e che è stato già rinnovato per il 2021. Il Regno Unito dal canto suo ha fatto registrare un calo del 29,4% e la Spagna chiude in maglia nera (-32,3%) nonostante un sussulto positivo in dicembre che ha toccato il livello dell’anno scorso per effetto di un’accelerazione delle vendite dovuta all’aumento della tassa di immatricolazione dal 1° gennaio 2021.
Nel complesso, il mercato dell’auto nell’Europa Occidentale con un calo del 24,3% sta marciando, per usare una metafora automobilistica, a tre cilindri e quello che è peggio è che le previsioni per il 2021 restano negative per la ripresa della pandemia e per le incertezze in diversi Paesi dell’area ad adottare misure efficaci per sostenere il mercato.