Europa e 2020: Italia in coda nell’elettrico

di Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae

L’Italia è in coda ai maggiori mercati in Europa per volumi di auto nuove nel mese, ma lo è  anche per la quota di auto ricaricabili nel totale annuo, con un 4,3% contro il 13,6% della  Germania, l’11,2% della Francia e il 10,7% della Gran Bretagna. Persino la Spagna fa leggermente meglio, con il 4,8%. Questo gap è dovuto all’analogo grave ritardo nello sviluppo delle infrastrutture di ricarica: un ritardo da recuperare molto velocemente, con gli investimenti che il PNRR destinerà alla  mobilità elettrica e più in generale alle alimentazioni alternative. Le risorse disponibili  nell’ambito della seconda “missione” del cosiddetto Recovery Fund, vanno indirizzate  verso questi investimenti, sia in area privata che pubblica, su tutta la rete viaria urbana, extraurbana e autostradale, per raggiungere una capillarità dei punti di ricarica al livello dei Paesi  più maturi. Solo a queste condizioni, garantendo anche l’interoperabilità tra le reti delle diverse utility e una tariffazione adeguatamente calibrata, potrà verificarsi anche da noi un vero decollo  della mobilità elettrica.
Ma anche riguardo agli incentivi per i modelli a basse emissioni è fondamentale guadagnare un orizzonte molto più lungo di quello attuale, ed è ormai  improcrastinabile che la fiscalità sulle auto aziendali venga allineata a quella di tutti i principali  mercati europei. Se queste misure non dovessero rientrare nel PNRR, dimenticando l’urgenza ambientale creata da un parco circolante fra i più vetusti d’Europa, il Governo, a nostro  avviso, dovrà necessariamente trovare altri veicoli normativi, per non rischiare di rimanere  all’infinito fanalino di coda nella mobilità del futuro.

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