Emissioni: se la politica fa come gli struzzi

di Pier Luigi del Viscovo, direttore di Fleet&Mobility

L’Ue ha elevato i limiti per le emissioni di ossidi di azoto (NOx) delle prossime Euro7 da 10 a 30 milligrammi per chilometro. Ciò permette di continuare a produrre auto con motore endotermico, come chiedono la quasi totalità dei cittadini europei e, ancor più importante, come continueranno a fare i costruttori nelle altre regioni del mondo.

In risposta all’enorme pressione mediatica a favore delle auto elettriche e alle minacce di politici in cerca d’autore di vietare la vendita di auto endotermiche, gli automobilisti stanno compiendo due scelte: da un lato immatricolano auto ibride con il motore termico e dall’altro allungano la vita delle vetture usate, ritardando il ricambio e la diminuzione dell’inquinamento. L’idea che la domanda potesse essere deviata su auto solo elettriche è smentita dai fatti.

Secondo un’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility, quasi metà delle emissioni di NOx dei 39 milioni di auto circolanti in Italia proviene dalle Euro 0, messe in commercio oltre 30 anni fa che non vengono rottamate e che ne emettono 1,6 grammi/km rispetto a 0,08 delle attuali Euro 6. Come dire: di cosa stiamo parlando? Le emissioni inquinanti sono un problema di salute pubblica, senza dubbio, che però viene dalle strade. Se decenni fa è uscito dalle fabbriche, adesso non più. Ma la politica non ha il coraggio di affrontare quei cittadini che non rottamano le auto vecchie, così opta per una finta soluzione: impedire all’industria di produrre auto termiche, che non risolve il problema di quelle in circolazione, anzi lo aggrava creando un “effetto Cuba”, in più indebolendo un settore fondamentale per l’economia europea. I concorrenti cinesi non aspettano altro per comprare a saldo imprese la cui tecnologia non riescono a eguagliare.

Ora c’è stata una parziale retromarcia, ma nel frattempo investimenti miliardari con poco futuro sono stati fatti e altrettanti utili sono stati invece rinviati. Si poteva arrivare prima a questo bagno di realtà? Forse sì, se l’industria avesse usato il suo enorme potere mediatico per raccontare come davvero stanno le cose, accettando di entrare in contrasto con una politica povera di leader e piena di seguaci dell’opinione pubblica. Una stampa capace e indipendente avrebbe aiutato, ma questa è un’altra storia. Anzi sempre la stessa.

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