di Massimo Ghenzer, presidente di Areté-Methodos
La transizione energetica non si può discutere, il modo di arrivarci, sì. Finora, in Europa, la Germania ha dettato le regole. Dopo il Dieselgate, per essere più realisti del Re, i tedeschi hanno detto basta con i motori termici. Il Diesel, per decenni bandiera dell’industria tedesca, ora è il nemico da abbattere. Questa scelta qualche confusione tra i consumatori la crea. Le persone ne comprano sempre meno, ma chi fa lunghe percorrenze annuali, ancora sceglie il Diesel Euro 6, il più pulito del mercato. Il sostituto per ora non esiste. L’elettrico, spinto in maniera decisa dai responsabili della comunicazione, per il momento non decolla.
La Germania, unico tra i 5 grandi Paesi Europei, ha stanziato miliardi per la transizione energetica, e qualche risultato l’ha raggiunto. Berlino sta finanziando i punti di ricarica, anche rapida, ma negli altri Paesi la situazione è più complessa. Trovare i fondi per finanziare la transizione energetica, non è così a portata di tutti. La scelta tedesca, per l’elettrico, ha un obiettivo non dichiarato, ma ipotizzabile: vendere sempre più auto a emissioni zero al mercato alla Cina. Dominare il mercato europeo, quindi, ma con un occhio a Pechino. Questa scelta strategica, sarà giusta e si rivelerà produttiva? Difficile dirlo, ma abbandonare lo sguardo all’Occidente per puntare all’Oriente, potrebbe rivelarsi un grave errore.
La cultura e la civiltà della Cina, così come il sistema di Governo, non si conciliano con quelli di un’Europa, che ha molti problemi, ma rimane pur sempre la culla della civiltà, dell’arte e del diritto. Qualcuno si può chiedere, ma cosa c’entra tutto questo con le strategie industriali? Non credo che il mercato e le scelte delle comunità dei consumatori siano sempre e soltanto basate sui valori tangibili. Queste comunità fanno anche percorsi emotivi e basati su una piattaforma di tradizioni, abitudini ed emozioni che bisogna capire e catturare nelle pianificazioni.
Sicuro che dobbiamo risolvere il problema di riscaldamento terrestre e inquinamento, ma vogliamo capire qual è il percorso programmatico/strategico. E vogliamo avere la certezza che tutto sia trasparente e spiegabile. E non un percorso top down, che condanni i Paesi meno ricchi e le classi economiche più deboli.