Elettrico, Enel ci crede. Ma gli altri?
Prima attraverso una dimostrazione pratica, a Firenze; quindi, nella prestigiosa sede del Forum Ambrosetti, a Cernobbio: l’ad di Enel, Francesco Starace, e il manager al quale è stato affidato il delicato compito di guidare il progetto, Francesco Venturini, hanno illustrato per filo e per segno i dettagli della «rivoluzione» che porterà l’Italia a dotarsi, finalmente, di una capillare rete di colonnine di ricarica per le auto elettriche e quelle ibride plug-in. Il piano, denominato non a caso «e-Mobility Revolution», doterà l’Italia tra le 7.500 e le 12.000 colonnine, «a seconda di come reagirà il mercato». L’investimento sarà tra i 100 e i 300 milioni in tre anni. Il progetto, secondo Enel, avrà ricadute importanti sull’economia del Paese.
Effetti possibili
A Villa d’Este sono stati presentati diversi scenari di sviluppo: quello più ottimista prevede un fatturato cumulato, che potrebbe essere attivato, tra 24 e 100 miliardi al 2025, e tra 68 e 303 miliardi al 2030. Enel, dunque, oltre a metterci la faccia e a investire risorse, è il primo attore esterno alle Case automobilistiche a muoversi seriamente e con concretezza verso la «rivoluzione» che gradualmente dovrebbe riguardare la mobilità. I costruttori, attraverso ingenti investimenti, si stanno da tempo attrezzando alla svolta che prima o poi arriverà (quando resta sempre da vedere); la politica, dal canto suo, si continua a perdere in chiacchiere e in tavoli che si distinguono solo per i buoni propositi; in Europa si agisce a macchia di leopardo, mentre Bruxelles non ha ancora ben chiaro come affrontare nei fatti il problema.
Priorità
Definito il piano «e- Mobility Revolution», ora occorre pensare a come l’iniziativa possa realmente decollare. A dare un suo parere è la scienziata prestata alla politica, Maria Teresa Carrozza, già rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, attuale componente della commissione Affari esteri e comunitari della Camera. «Ci vogliono – puntualizza – politiche nazionali con una visione strategica di lungo periodo con il coinvolgimento di tutta la filiera». Enel ha servito al Paese su un piatto d’argento una grande occasione. Il classico ultimo treno.