di Andrea Taschini, manager e senior advisor
Il Bernini diceva sul realismo delle sue opere: «Tutto è finto perché tutto sembri vero». Seducente definizione per un uomo d’arte; i fatti del mondo, invece, si pongono in maniera diversa, perché il vero deve anche coincidere col reale. Stiamo assistendo a una sorta di gigantesca mistificazione della realtà in materia climatica dove, con atteggiamenti abbastanza singolari, i vari gruppi ambientalisti si danno un gran da fare a colpevolizzare l’Occidente per responsabilità che in realtà non ha. Nessuno di loro alza invece la voce e va a dimostrare davanti alle ambasciate cinesi o, meglio ancora, si reca a Pechino per portare avanti le proprie istanze ecologiste.
Sembra che, in qualche modo, la Cina sia off-limits e intoccabile pur essendo la prima indiscutibile responsabile dell’innalzamento delle emissioni di CO2 mondiali (30% a fronte dell’8% di quelle europee). Lo stesso atteggiamento sospetto capita, quando, partecipando a consessi sulla mobilità, ci si imbatte in posizioni assolutiste dove l’ambientalista di turno esclude ogni possibile soluzione, idrogeno incluso, che non sia l’auto elettrica. Queste posizioni non questionabili che non lasciano spazio ad alcuna ragionevole argomentazione, fanno sorgere più di un dubbio sull’imparzialità intellettuale di certe associazioni ecologiste, soprattutto per la mancanza di supporti quantitativi, aprendo così la mente a più di un cattivo pensiero.
E cioè che dietro certe posizioni fideiste in realtà ci siano principalmente gli interessi della Cina, Paese che più trarrebbe beneficio da una transizione energetica europea basata solo su solare, eolico e batterie per auto per l’appunto made in China. L’assenza del leader cinese a G20 e COP26 non lascia dubbi sulla linea che Pechino terrà in fatto di emissioni. Il grave rischio per l’Europa è quello di trovarsi sola in una battaglia dove il proprio ruolo sarà marginale, rischiando nel contempo di far perdere al proprio tessuto industriale, già gravato da importanti costi di welfare, ulteriori posizioni competitive. Nel 2040 il parco circolante mondiale supererà i 2 miliardi di vetture, quello dell’Ue raggiungerà a malapena i 150 milioni; se anche con sacrifici sociali enormi diventasse tutto elettrico, potremo noi europei salvare il mondo?