Ecobonus: no a nuovo ossigeno. La filiera reagisca
Rifinanziamento delle fasce di ecobonus che più sono state richieste dal mercato? Nemmeno per sogno. Tutto è rimandato alla prossima manovra finanziaria e, quindi, se ne riparlerà nel 2021. Doccia fredda, dunque, sulle associazioni di categoria che confidavano che tra le novità dell’ultima ora relative al Decreto Agosto, il governo decidesse di rilanciare gli incentivi sulle due fasce che hanno riscosso maggiore successo: quella dei veicoli con emissioni da 91 a 110 grammi/km di CO2, che include soprattutto i modelli a benzina e diesel Euro 6, e quella introdotta quasi all’ultimo momento (61-90 grammi/km di CO2) con la sua offerta di auto compatte ibride.
Tutto, dunque, resta così com’è: fondi (la miseria di 100 milioni) quasi subito esauriti per la fascia 91-110 e lo stesso sta per accadere per quella 61-90. Restano gli aiuti per chi sceglie le alimentazioni elettriche e ibride con la spina (plug-in) per le quali, seppur in crescita, i volumi che fanno la differenza sono ancora lontani.
Anfia, Unrae e Federauto, nei loro commenti al mercato dell’auto di settembre, sembravano essere fiduciose in un intervento del governo che, da qui a fine dicembre, avrebbe permesso di continuare con il rinnovamento del parco circolante, mentre l’Erario avrebbe guadagnato nuova Iva. Sarebbero bastati altri 300 milioni per ottenere un risultato più che soddisfacente, per non parlare della necessità di eliminare la formula delle fasce di emissioni, lasciando ai consumatori la piena libertà di scelta.
Tutto rimandato, dunque. E fanno riflettere le parole del viceministro all’Economia, Antonio Misiani, che in un’intervista al Tg24 dello scorso 4 ottobre, ha riconosciuto l’importanza di “sostenere l’automotive che vale il 6% del Pil” e l’esigenza di “rinnovare il parco circolante” in funzione di “ridurre i consumi e l’inquinamento”.
Stando così le cose, perché rimandare al 2021 quando si sarebbe potuto agire subito con risultati tangibili su questi fronti? Si era imboccata la strada giusta, il mercato aveva risposto alla grande con il plauso dei concessionari, ma tutto è durato meno di due settimane. E pensare che in quei giorni le vendite erano salite di oltre il 60%.
La filiera, a questo punto, dovrebbe cambiare strategia: la linea morbida e i ringraziamenti (forzati) portano a queste situazioni. Dal fioretto si passi alla spada.