Discoteca senza alcol: l’esperimento riuscito di Rimini

Andare in discoteca senza alcol da bere, un esperimento che ha visto la città di Rimini in prima fila e vittoriosa. È successo davvero, proprio lì dove il massimo della trasgressione era una Redbull. È servito poco, se non la buona volontà e un pizzico di sale in zucca. 

Rimini città esemplare

E pensare che Rimini, da sempre, è vista come meta ideale per chi vuole un po’ di trasgressione e cerca il divertimento in discoteca. Questa volta, però, solo acqua, succhi di frutta, bibite gassate ed energetiche per gli ospiti del Coconuts: “Eppure è stato un successo – ammette il titolare, Lucio Paesani, dalle pagine de Il Resto del Carlino – abbiamo fatto 1.300 ingressi, quasi tutti i ragazzi arrivati nel locale erano minorenni e si sono divertiti senza toccare un goccio di alcol”.

In discoteca senza alcol, si può

Lucio Paesani, titolare del Coconuts, prosegue: “E’ stato un esperimento, anche se avevamo fatto una festa simile, pensata per i minorenni, già un’altra volta. Ma mai prima avevamo messo tanti divieti e ‘paletti’ come per la serata del 25 gennaio”. Il primo divieto riguardava gli alcolici nella pista principale. “Non ci siamo solo limitati a non servirli: non c’erano proprio nei bar…”. Chi voleva bere, “doveva accedere al privè, ma soltanto se maggiorenne”. Per distinguere minorenni da maggiorenni, ai primi è stato applicato il classico braccialetto all’ingresso del Coconuts. “Ma non tutti i minorenni potevano entrare alla serata – precisa Paesani – Solo quelli che avevano compiuto 16 anni, con tanto di liberatoria firmata dai genitori. A quelli appena più piccoli, di 15 anni o giù di lì, abbiamo dato la possibilità di entrare solo se anche loro presentavano prima, nel pomeriggio, la liberatoria firmata dalle famiglie”. Per Paesani questa “è stata una delle novità più importanti. Tante volte capita che i ragazzi escano alla sera senza dire ai genitori dove vanno. Stavolta mamma e papà non potevano non sapere”.

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