Diesel giù, CO2 su. Nulla da dire?
Da tempo chiedo alle Case automobilistiche, tramite le associazioni che le rappresentano, di salire in cattedra e far sedere sui banchi di un’aula qualunque, le istituzioni nelle varie declinazioni. Solo in questo modo, è l’auspicio, si potrà far capire a certi sindaci e politici che bloccare il traffico anche ai veicoli diesel Euro 6 è una vera scemenza. Come la solito c’è chi fa di tutta l’erba un fascio e pone sullo stesso piano un veicolo inquinante con uno virtuoso, in quanto di ultima generazione, solo perché è diesel.
A mancare è l’informazione
Chi prende queste decisioni deve tornare sui banchi di scuola, dove avrà modo di confrontarsi con chi ne sa di più (anche se interessato, ma bisogna fidarsi) e capire, come sta accadendo in Germania e nel Regno Unito, per quale ragione la riduzione di macchine diesel in circolazione coincide con l’innalzamento dei valori di anidride carbonica. Ci stanno facendo una testa grande come una casa sui problemi climatici legati all’anidride carbonica e poi, complici le campagne denigratorie nei confronti del diesel, tutto tace quando si leggono certi dati. O meglio, nessuno tra chi si oppone a queste motorizzazioni chiede chiarimenti. E lo stesso vale per le emissioni degli NOx, cioè i pericolosi per la nostra salute ossidi di azoto, che tanti guai hanno procurato al Gruppo Volkswagen negli Usa.
Lo stato dell’arte
Ebbene, tabelle alla mano, con l’avvento dei diesel Euro 6c (2016/2017), ma soprattutto Euro 6d-Temp, con la misurazioni degli inquinanti basate sul ciclo RDE (2017/2019) e tra due anni, nel 2020, Euro 6d, gli scarichi di NOx vengono gradualmente quali azzerati. Ma ormai il diesel è diventato il nemico sul quale accanirsi, il capro espiatorio capace di far gongolare i tanti demagoghi. A condizionare poi certe decisioni è, paradossalmente, anche lo stesso settore automobilistico. Toyota, per esempio, ha annunciato di non vendere più in Italia automobili a gasolio, fornendo un assist incredibile ai detrattori di questa motorizzazione. Una scelta legittima, ma che rischia di generare ancora più confusione nell’opinione pubblica e anche all’interno dello stesso settore.