«La mobilità sta attraversando un periodo di forte cambiamento, spinto da clienti con una propensione sempre maggiore all’uso di nuove forme di mobilità, una forte disponibilità ad acquistare servizi anche da diversi operatori e da un’offerta sempre più ricca di nuove soluzioni. Se aggiungiamo l’urgenza di definire un modello economico e sociale sempre più sostenibile, l’impatto ambientale legato alle forme tradizionali di mobilità, il fatto che i contesti cittadini sono l’ambito primario in cui nasce il bisogno di muoversi e che il 25% degli investimenti del Recovery Fund sarà destinato a ridisegnare la mobilità del futuro, abbiamo un’occasione unica per ripensare i modelli cittadini secondo i paradigmi della nuova mobilità».
Ad affermarlo è Luigi Onorato, Senior Partner di Monitor Deloitte, intervenendo alla 5° Conferenza Nazionale sulla Sharing Mobility. «Secondo il nostro studio, condotto tramite un’indagine demoscopica in collaborazione con Marketing Problem Solving, il 62% dei cittadini oggi acquisterebbe soluzioni di mobilità da operatori non tradizionali come le società di servizi tecnologici, le assicurazioni e le utilities. In questa scelta, due cittadini su tre sono guidati dal possibile vantaggio economico, ma sono sempre più importanti la flessibilità dell’offerta (40%), il livello di assistenza in caso di problemi (36%) e la garanzia data dal brand dell’operatore (31%)», spiega Onorato. «In aumento anche l’attenzione per la sostenibilità: l’89% dei cittadini considera l’inquinamento del mezzo quando sceglie una soluzione di mobilità e tre italiani su quattro dichiarano che al momento dell’acquisto di una nuova auto prenderebbero in considerazione una soluzione elettrica o ibrida, dato che sale all’83% nel caso di consumatori tra i 18 e i 34 anni», continua l’esperto.
«A fronte di questo desiderio di diminuire il proprio impatto ambientale, espresso dal 72% degli intervistati, rimane l’ostacolo di un costo ritenuto ancora troppo elevato (secondo il 57%) e delle preoccupazioni legate al rifornimento. Il 53% è preoccupato dalla scarsa diffusione della rete di ricarica, il 42% dalla limitata autonomia dei veicoli e il 41% dai tempi di rifornimento troppo elevati. Infatti, l’81% dichiara che la sua propensione al passaggio all’elettrico aumenterebbe se potesse avere un facile accesso alle infrastrutture di ricarica», spiega Onorato.
«In questo contesto», aggiunge Onorato, «non si può pensare di far evolvere la mobilità senza una contestuale evoluzione dei modelli cittadini, considerando che, per più di 3 cittadini su 4, circa l’80% dei viaggi avviene all’interno del contesto urbano e oltre il 60% non sono soddisfatti della mobilità nella loro città». Un possibile modo per far evolvere le nostre città è rappresentato dalla 15 Minutes City, un modello di città in cui i servizi sono accessibili a 15 minuti a piedi o in bici.
«Il modello della 15 Minutes City rappresenta la miglior risposta al bisogno di vicinanza ai servizi, espresso dal 95% degli abitanti delle città italiane, che vorrebbero avere nelle proprie vicinanze supermercati (richiesti dal 72% dei cittadini), verde pubblico (54%), lavoro (51%) e assistenza sanitaria (44%)». In particolare, prosegue Onorato, «la necessità di avere lavoro e assistenza sanitaria in prossimità della propria abitazione sono trend correlati alla situazione pandemica. Ma anche l’evoluzione generazionale sta spingendo operatori privati e municipalità a un nuovo paradigma per il lavoro, ad esempio tramite l’utilizzo dello smart working, e la sanità, che deve includere servizi che riguardano la salute a 360°: non solo servizi di urgenza ma anche soluzioni di assistenza e consulenza, in particolare per le fasce più anziane dei residenti», prosegue Onorato.
«Disegnare una grande città come un insieme di 15 Minutes Cities non solo andrebbe incontro ai desideri dei cittadini, ma consentirebbe di scomporre la complessità del processo di evoluzione della mobilità all’interno di una grande metropoli e del Paese nel suo complesso».
La mobilità e i modelli cittadini devono quindi essere ripensati sinergicamente impostando interventi lungo 3 linee: la realizzazione di interventi strutturali, la definizione di regolamentazioni specifiche e l’evoluzione dell’offerta delle forme di mobilità. «Un nuovo modello di mobilità richiede infrastrutture nuove e lo studio Deloitte evidenzia come per i cittadini il miglioramento del trasporto pubblico (79%), la realizzazione di hub multimodali (68%) e la realizzazione di nuove piste ciclabili (58%) permetterebbero la riduzione dell’utilizzo dell’auto privata. Nel miglioramento del trasporto pubblico occorre inoltre non dimenticare l’eredità della situazione pandemica: infatti 7 cittadini su 10 dichiarano che, anche una volta superata la pandemia, saranno meno disposti a utilizzare i mezzi pubblici se eccessivamente affollati».
Inoltre, emerge l’importanza di una regolamentazione delle nuove forme di mobilità. «Due cittadini su tre ritengono che i monopattini elettrici siano poco sicuri e il 96% pensa che questi mezzi dovrebbero essere maggiormente regolamentati inserendo, a esempio, l’obbligo dell’uso del casco (71%) o il divieto di utilizzo per i minorenni (54%)». Infine, anche l’offerta degli operatori deve evolvere secondo logiche di flessibilità ed economicità: «Le nuove soluzioni di mobilità devono tener conto della disponibilità dei clienti a condividere anche i propri dati a fronte di vantaggi concreti come scontistiche sui servizi di mobilità (84%), prezzo del servizio basato sul proprio stile di guida (61%) e assistenza personalizzata per la gestione del veicolo (58%)», specifica Onorato.
Si tratta di un programma di cambiamento che deve coniugare un nuovo paradigma di mobilità e un modello di città basato sulla vicinanza dei servizi e che richiede un piano di azioni da affrontare secondo una logica di sistema, coinvolgendo le amministrazioni statali e locali, gli operatori privati e i cittadini. «I cambiamenti in atto nella mobilità, i nuovi bisogni dei cittadini e gli ingenti investimenti messi in campo dal Recovery Fund creano i presupposti ideali per ripensare il modello di mobilità coerentemente con l’evoluzione dei nostri contesti sociali e delle città, il tutto di pari passo con lo sviluppo delle tecnologia e delle offerte che ci permetteranno di vivere un’esperienza di movimento completamente diversa, andando anche incontro alle esigenze di vicinanza dei servizi e con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale» conclude Onorato.