Dalle gare motociclistiche, uno stimolo alla sicurezza stradale
di Gianfranco Chierchini
La Federazione Motociclistica Italiana, dall’alto dei suoi 70 anni di vita, si è dotata di un nuovo strumento interessante: una Commissione Sicurezza per ridurre i fattori di rischio che possono emergere nelle manifestazioni agonistiche, negli allenamenti, nei numerosi processi di formazione.
Ma l’interesse per la nascita di questa Commissione è anche, se non soprattutto, per il metodo con cui intende lavorare: seguire l’evoluzione tecnica della sicurezza attiva e passiva, coordinarsi con le altre strutture federali (ufficiali e commissari), realizzare un archivio informatico dei casi di incidenti. Ed inoltre, raccordarsi in modo diretto con i coordinatori delle diverse specialità, con i gestori degli impianti, con il Dipartimento di Educazione Stradale, con i tecnici ed i formatori. Insomma, con tutti quelli che hanno qualcosa di importante da dire.
Un simile modo di lavorare è senz’altro impegnativo, ma può condurre a risultati positivi: d’altra parte è fin troppo noto lo slogan “Conoscere per intervenire” per volerlo qui commentare. Ma qui interessa sottolineare i miglioramenti della sicurezza stradale che potrebbero scaturire in altri settori della mobilità (le autovetture, in primis, ma anche il trasporto delle merci leggero in ambito urbano e pesante sulle lunghe distanze, la bicicletta, ecc.), se venissero istituite analoghe commissioni “miste”, coinvolgendo anche i gestori della rete viaria, gli esperti di medicina, il personale preposto al controllo, oltre ai produttori ed agli specialisti dei singoli segmenti di mobilità.
Interessante, inoltre, è anche uno dei primi argomenti che la Commissione FMI prenderà in considerazione, il cosiddetto eye-tracking, cioè il punto di osservazione specifico nell’ambito della visione generale: vediamo tutto, ma esattamente cosa prendiamo in considerazione? Ciò vale per i motociclisti, che corrono in pista o che percorrono i dolci pendii delle colline senesi. Ma vale anche per l’automobilista che deve cogliere il probabile comportamento di un altro automobilista, o di un pedone che intende attraversare, o di un ciclista che pensa di fare un’inversione. E viceversa, naturalmente.
Insomma, dalle moto e dalla sua storica associazione nasce uno stimolo per migliorare i livelli di sicurezza di tutti.