Dalla Legge di stabilità strade “stabili” per l’autotrasporto
di Paolo Uggé*
Dopo la definitiva approvazione della Legge di stabilità per il 2019 (bocciata però dall’Unione europea che ha formalmente chiesto la presentazione di un nuovo piano entro tre settimane) e in attesa delle conseguenze che tutto questo potrà avere sui mercati finanziari, l’Italia ha cominciato comunque a esaminare le “carte sul tavolo” entrando nel vivo della discussione. Una discussione che coinvolge, in modo particolare, il mondo dei trasporti considerato che alcune scelte pesantissime, adottate in tema d’infrastrutture, di sostenibilità e risorse, saranno destinate ad avere importanti ripercussioni sull’intera filiera e su ogni suo componente.
Il primo quesito che occorre porsi riguarda come l’Esecutivo intenderà muoversi sulle infrastrutture. Sul tavolo ci sono tre “casi” prioritari che non possono attendere una risposta: il primo è quello del “corridoio” che collega la nostra economia a Ovest, legato evidentemente alla ricostituzione del collegamento in Liguria oggi interrotto dopo la tragedia del ponte Morandi, e per il quale il timore è che il pesantissimo danno causato dal crollo del cavalcavia all’economia e, più in generale, all’intero “Sistema Paese”, possa essere esponenzialmente moltiplicato dalle lungaggini determinate dalle decisioni del Governo.
Il secondo ci porta invece a Est ed è legato alle decisioni che Austria e Tirolo assumeranno sull’attraversamento dei loro territori e che avranno un impatto rilevante sull’intera economia italiana. Il rischio, purtroppo concretissimo, è che il nostro sistema produttivo sia penalizzato da decisioni pur in evidente contrasto con i principi europei sulla libera circolazione delle merci.
Terzo caso la Tav, al centro di discutibilissime proposte di non proseguire con i lavori. Scenari poco tranquillizzanti. E se la lettura del possibile futuro del nostro Paese fatta “sull’asfalto” si presenta zeppa di ostacoli, le altre modalità di trasporto non stanno certe messe meglio. Il trasporto ferroviario non riesce a garantire quella piena funzionalità che è necessaria; il trasporto via mare non riesce a “emergere” come dovrebbe, e questo sempre a causa delle lungaggini burocratiche che non hanno ancora reso permeabili i porti come sarebbe necessario, in quanto è ancora aperta la questione dei dragaggi e dei collegamenti con le infrastrutture retroportuali.
Per non parlare di quanto sia ancora lontano a realizzarsi il Codice degli appalti che rischia, per di più, di divenire un ulteriore strumento di complicazione. A tutto questo si aggiunge poi la non semplice questione delle risorse da trasferire al trasporto su gomma che non può certo essere risolta secondo alcune pittoresche proposte sui bolli (esistono norme europee in proposito che forse a qualcuno sono sfuggite…) o con l’eliminazione delle riduzioni compensate sull’accisa e sui pedaggi autostradali.
Forse si renderebbe utile un approfondimento da parte dei responsabili dei ministeri interessati, magari analizzando alcuni fatti accaduti e riflettendoci con la dovuta attenzione: se le imprese di autotrasporto iscritte all’Albo si sono ridotte è anche perché gli interventi che favoriscono gli accorpamenti hanno funzionato; se la sostituzione del parco circolante verso automezzi di ultima generazione è stata resa possibile e perché le misure destinate all’autotrasporto hanno previsto penalizzazioni per i veicoli obsoleti.
Stilare l’elenco completo degli interventi sarebbe troppo lungo, ma non si può non evidenziare come le risorse destinate a favorire il potenziamento delle autostrade del mare e dell’intermodalità gomma-rotaia siano state rese disponibili da precise scelte fatte proprio dal mondo dell’autotrasporto. Il Governo, in attuazione agli impegni assunti con l’Unatras nel mese di luglio, sembra aver deciso di rifinanziare le spese non documentate, e questo è indubbiamente un aspetto da riconoscere.
Ora però occorre agire anche sul settore marittimo e ferroviario e soprattutto rilanciare con forza i temi che sono ricompresi nella Road Alleance a tutela delle imprese che operano su gomma appartenenti alla vecchia Europa. Ciò che serve è un indirizzo definitivo che non cambi magari a seconda del convegno al quale si partecipa, ma che sia il punto di partenza per un vero cambiamento nel mondo dei trasporti.
*Presidente di Conftrasporto