Dal salone al fuori salone

di Piero Evangelisti

 

Che i Saloni dell’auto siano da anni in forte crisi non è una notizia. Anche il prossimo Iaa di Francoforte, la rassegna biennale dedicata all’auto in programma a settembre e fino a oggi ritenuta una roccaforte inespugnabile sta annotando la lista delle defezioni. I costruttori ormai vanno altrove, non si sa con che effettivi benefici, e puntano a quelli che vengono definiti i “fuori salone”.

Moda, mobili e vini

Il Salone al quale le Case automobilistiche fanno da ancelle può essere della moda, del mobile o, come è accaduto con Volkswagen, del vino, visto che il colosso tedesco ha mostrato in anteprima a Verona, in occasione del 51° Vinitaly, la lussuosa ammiraglia Arteon, praticamente l’erede della Passat CC che va a seppellire la Phaeton, destinata a conquistare un pubblico al top visto che  ha un listino che parte da 46.500 euro. Il pubblico dei degustatori italiani di vino è stato così messo a contatto in anteprima con la nuova Volkswagen che sfoggia un elegante design che combina le linee di una sportiva con il comfort di una comoda berlina.

Ripensare ai Saloni

Tutta questa attività intorno a rassegne che con l’automobile non hanno molto a che fare (passi il design che in qualche modo può legare una macchina a una lampada o a una poltrona) ci porta a una domanda. Servono davvero eventi dove la folla è soltanto alla ricerca di aperitivi e finger food allestiti per promuovere (perché tanto sempre di promozione si tratta) un nuovo modello di auto? Non sarebbe meglio continuare a investire nei Saloni tradizionali dove il pubblico va per vedere, toccare e, in qualche caso provare, un nuovo modello? E poi forse comprarlo.

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