Cronaca di un corso di formazione ambientale per giornalisti
di Gianfranco Chierchini
In un recente corso di formazione per giornalisti, organizzato da Automobile Club Milano, sono stati trattati i temi dell’inquinamento atmosferico legato al traffico.
Oltre a Ponti, brillante e polemico economista di trasporti, i diversi relatori più “tecnici” (Giugliano del Politecnico di Milano, Villavecchia dell’Agenzia milanese ed Avella già responsabile del Laboratorio Motori della Stazione Sperimentale Combustibili di San Donato Milanese) hanno potuto illustrare in un modo efficace le principali cause e concause che provocano le emissioni inquinanti ed i motivi per cui nella Pianura Padana si formano le dannose concentrazioni del particolato, degli ossidi di azoto e dell’ozono, i tre principali inquinanti di casa nostra che sono ancora fuori dai limiti imposti dalla Ue. Impossibile entrare qui fare un cenno sulle numerose informazioni fornite, nessuna delle quali peraltro rappresentava una novità. Mi piace invece segnalare due vivaci reazioni espresse dal pubblico dei giornalisti, considerandole un po’ come una cartina di tornasole dell’opinione comune.
I caminetti
Una delle questioni che più ha stupito i presenti, la maggior parte non esperta di problemi ambientali, è stata la responsabilità assegnata alla legna da ardere e ai caminetti domestici nella produzione del PM10 : più del 40% del totale in Lombardia, contro il 13% da usura di freni e pneumatici ed il 14% da traffico, altre sorgenti mobili e diesel. Scendendo dalla scala regionale a quella provinciale, i valori si riducono, ma nell’area milanese la responsabilità della legna, è stato ricordato, è pur sempre valutata attorno al 20%. (Inemar, valori relativi al 2014). Molti hanno detto “… ma non è possibile !”. Una garbata signora ha addirittura esclamato “ … ma stanno così bene i caminetti in un appartamento !” . E’ ormai da molti anni che è emersa chiara la responsabilità di caminetti, stufe e stufette, forni a legna, ecc. nella produzione di particolato. Ma è una causa ancora quasi sconosciuta anche in un segmento professionale per definizione attento alla informazioni e alle novità. Il fatto mi pare importante, dal momento che la riduzione dell’inquinamento deve passare anche attraverso piccoli comportamenti individuali, a condizione, naturalmente, che ne siano stati descritti con efficacia gli aspetti negativi .
Le porte aperte
Per converso, l’altro aspetto che ha vivacizzato l’uditorio è stato il riferimento ai “porte aperte” di determinati negozi, con la dispersione del calore del riscaldamento d’inverno e del fresco dei condizionatori d’estate: scelta aziendale dettata dall’attesa di un maggior numero d’ingressi di potenziali clienti. E qui, dopo aver accennato al danno ambientale, molti hanno chiesto il motivo per cui le sanzioni pecuniarie, previste per questo spreco, non siano applicate. E’ stato in vario modo fatto intendere che nei temi ambientali, come in tanti altri settori del vivere sociale, si introducono e talvolta hanno la meglio, questioni che esulano completamente dall’ambiente… In sintesi, due reazioni dei giornalisti presenti: la prima, di stupore per un’informazione mai loro arrivata; la seconda di stupore per scelte non consone all’ambiente e, per di più, non sanzionate. L’indicazione che emerge, mi sembra, è ancora una volta la necessità di attivare continue iniziative di buona divulgazione, di spiegazione, da parte di fonti autorevoli, dei danni, anche piccoli, che possono esser provocati nella nostra attività quotidiana.