Crisci (Unrae) alza la voce: “Basta con la disinformazione”
di Piero Evangelisti
Michele Crisci, presidente di Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere, ha presentato la visione strategica dei costruttori sull’evoluzione della mobilità. La conferenza è stata l’occasione per evidenziare la differenza tra le emissioni che influiscono sul clima (CO2) e quelle inquinanti (ossido di carbonio, ossidi di azoto e particolato) che è stata al centro dell’intervento del Cnr. Oggi ci sono ben 15 diverse tecnologie di propulsione che rispettano i limiti alle emissioni e, quindi, il problema è rappresentato dalle dimensioni (6 auto ogni 10 abitanti) e dall’elevata età del parco circolante in Italia (un terzo ha oltre 17 anni di vita).
L’auto resta centrale
Confortante è stato lo studio del Censis che ha dimostrato che l’auto rimane un bisogno fondamentale per la mobilità dei cittadini, anche qualora dovessero essere risolti i problemi endemici del trasporto pubblico locale. Su queste assunzioni di base si è sviluppata la visione strategica di Unrae illustrata dal presidente Crisci. «Per rispondere alle normative sempre più stringenti sulle emissioni da agenti inquinanti (CO, NOx, PM) e ai requisiti di una sicurezza che tuteli sempre di più chi è in auto – ci ha spiegato Crisci – la mobilità è destinata a diventare inevitabilmente elettrica, condivisa, connessa e autonoma, un processo di adattamento progressivo che richiede del tempo in una transizione che va gestita e accompagnata».
La demagogia è un problema
Il diesel rientra ampiamente nei limiti delle norme ma rimane fortemente penalizzato e, aggiunge Crisci, «alcuni costruttori stanno decidendo di sacrificare i diesel piccoli, una scelta quasi obbligata, che non significa che il diesel sia nocivo, messaggio che cercano di far passare una parte della politica, le pubbliche amministrazioni e una frangia della stampa: così si rischia di creare disinformazione e bloccare il mercato».
Euro 6 virtuosi
Secondo il presidente di Unrae manca la conoscenza tecnica dei diesel più moderni, come ad esempio la seconda generazione degli Euro 6. Strategica è per questo la figura del Decisore pubblico (locale o nazionale) che non è ancora stata costituita, un soggetto che «ha una responsabilità primaria – sottolinea Crisci -: dare la possibilità alle persone che oggi guidano legalmente, ripeto, legalmente, delle vetture Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3, di poter acquistare auto più moderne. Insomma, se cambiamo gli infissi alle finestre si ha un vantaggio fiscale, se si vuole sostituire la propria vettura non è così; non capisco il motivo di questa scelta».
Cosa fare
Unrae non chiede incentivi, ma uno strumento fiscale come il sistema di defiscalizzazione, che dimostrerebbe che lo Stato si preoccupa delle esigenze dei cittadini in termini di mobilità. Molto c’è da fare per le infrastrutture, «parlo di ricariche, incentivi al turismo per favorire investimenti in fonti rinnovabili per fare in modo che i nostri villaggi e i nostri hotel siano dotati di impianti di ricarica – puntualizza Crisci – perché in futuro i turisti arriveranno in Italia con macchine elettriche, e se non garantiremo loro questi servizi se ne andranno da un’altra parte».
Il nodo del parco obsoleto
Nella sua relazione, il presidente di Unrae ha sottolineato che bisogna muoversi su due piani paralleli: rinnovo del parco circolante e rinnovamento delle infrastrutture prendendo come esempi Norvegia e Olanda, Paesi molto attivi sui due fronti. Come si muoverà Unrae nel breve e medio termine? «Organizzeremo dei colloqui con il nuovo governo appena ne sarà insediato uno per presentare i dati raccolti dal Cnr e dal Censis – risponde Crisci – e quindi un ciclo di visite ai principali esponenti politici delle città».
Basta con l’improvvisazione
L’obiettivo dell’associazione e del suo presidente è che già dal prossimo autunno possano entrare in vigore provvedimenti meno emergenziali e più strategici, funzionali ad accompagnare un’evoluzione inevitabile della mobilità individuale.