Crisci a capo di Unrae, e ora la svolta
Michele Crisci, 52 anni, perugino, ad di Volvo Italia e bluesman per passione, è il nuovo presidente di Unrae. Confermate, dunque, le indiscrezioni che “il Giornale” aveva riportato sull’orientamento degli associati a puntare sul suo nome. Crisci guiderà l’associazione degli importatori di auto estere in Italia (circa il 70% delle vendite) per i prossimi due anni. Succede a Massimo Nordio, ad di Volkswagen Group Italia, presidente per due mandati. Il cambio della guardia ai vertici di Unrae coincide con il rientro, nel direttivo, di Sergio Solero, presidente e ad di Bmw Group Italia, e Roland Schell, numero uno di Mercedes-Benz Italia. Entrambe le filiali erano uscite dal consiglio in scia al «dieselgate» e a causa di differenti punti di vista sui piani da seguire.
Unrae si ricompatta
Unrae, dunque, si ricompatta e, nel raccogliere il testimone da Nordio, il nuovo presidente cercherà di concretizzare l’individuazione di quella figura, definita Mobility Champion, chiamata a fungere da catalizzatore degli interessi delle forze che ruotano attorno al settore della mobilità, «allo scopo di promuoverne la nuova cultura». La sfida che da tempo vede impegnata l’associazione, con non poche difficoltà, è di porsi come riferimento degli organi istituzionali nelle scelte di politica economica e sociale. Un importante risultato, comunque, Unrae, con l’apporto di Assilea, lo ha portato a casa: si tratta del Superammortamento che ha dato vigore al mercato dei veicoli commerciali e industriali, nonché a quello delle flotte, con indubbi benefici anche per l’ambiente e la sicurezza grazie al rinnovamento dei parchi automezzi.
La nuova sfida, le tante sfide
Il lavoro che attende Crisci è però in salita: la politica fatica a capire le problematiche del settore e alle parole continua a non far seguire i fatti. Unrae e il resto della filiera dovranno sempre più unire le forze e far valere posti di lavoro, fatturato, entrate fiscali e Pil che rappresentano. Entrare nell’agenda delle priorità di questo e dei futuri governi è un obbligo. È vero che si va verso la guida autonoma e occorrono le infrastrutture necessarie, ma da risolvere subito ci sono problemi più tangibiliil ricambio di un parco auto vecchio e dannoso per ambiente e sicurezza, le strade «groviera», la segnaletica, l’accanimento del fisco, l’avvio di una vera politica ecosostenibile, la riforma del Codice stradale dimenticata… Buon lavoro, presidente