Covid-19: rischia il 70% dei concessionari
”Ci aspettano mesi difficili, forse i più difficili dal Secondo dopoguerra: l’Italia ha bisogno subito di una strategia per ripartire. Proprio come l’automotive. È evidente che l’intero comparto – produzione, componentistica, distribuzione, assistenza – rischi il tracollo. Il dopo coronavirus sarà l’opportunità per rimettere ordine fra le priorità: il governo abbia dunque il coraggio di dimenticare l’atteggiamento punitivo sempre riservato all’auto. Analogo cambio di passo sarà inevitabile nel mondo della mobilità, partendo dalla consapevolezza che nei prossimi mesi avverranno trasformazioni epocali nel modo di spostarsi”.
Con queste parole Gian Luca Pellegrini, direttore di “Quattroruote”, ribadisce l’urgenza di un piano d’azione integrato per tutto il settore automotive italiano che oggi condivide una drammatica e prolungata prospettiva di crisi. A prevedere tempi durissimi sono in primis le concessionarie di auto: per effetto del coronavirus e delle sue conseguenze sull’economia, almeno il 70% dei dealer italiani potrebbe correre il rischio dell’insolvenza. Un impatto senza precedenti, che solo un sistema di interventi mirati e un sostanziale reset delle regole del business potrebbero attutire. È questo lo scenario più plausibile che emerge da uno studio Bain & Company ripreso in anteprima da “Quattroruote” di maggio.
Della fragilità del settore e della necessità di rivedere alcuni dei suoi format, “Quattroruote” parla già da tempo, tanto da aver dedicato proprio a questo tema il QuattroruoteDay 2020, tenutosi a inizio anno: oggi, però, l’effetto della pandemia – con il mercato crollato in marzo quasi del 90% – ha inesorabilmente reso ciò che in febbraio veniva considerata come una impellente necessità, un’urgenza assoluta, nonché l’unica speranza di sopravvivenza per l’intera struttura distributiva. Analizzando un campione costituito da oltre mille concessionarie, lo studio Bain delinea tre scenari di diversa intensità, definiti ”burrasca”, ”tempesta” e ”uragano”.
Quello intermedio risulta, al momento, il più probabile e mette a rischio oltre il 70% dei dealer.In particolare, in maggior pericolo risultano le realtà più grandi che, pur essendosi affacciate al nuovo anno con profitti in miglioramento, restano appesantite dai forti debiti contratti per finanziare la crescita degli ultimi anni e da una maggiore riduzione dei margini, a fronte delle alte spese di gestione delle strutture. Da un punto di vista geografico, seguendo gli stessi criteri di redditività e indebitamento, è il Centro Italia la zona che lo studio considera maggiormente a rischio. Le azioni messe in atto dalle Case (tante, per esempio, stanno concedendo dilazioni di pagamento delle vetture) e dalle banche non sembrano infatti ancora sufficienti per fermare la ”tempesta”.
L’unica soluzione per garantirsi la sopravvivenza, secondo l’analisi, è rivedere immediatamente il modello distributivo. Serve una rivoluzione, che introduca nuovi e più leggeri format contrattuali, con meno punti di margine lasciati lungo la catena e un meccanismo d’incentivazione più sofisticato rispetto al mero numero di esemplari venduti e alla customer satisfaction. Occorrono nuovi format di flagship, in cui i servizi e la customer experience acquistino sempre più centralità, offrendo al cliente larelazione con il brand che desidera. A questo si deve aggiungere una gestione differenziata della value chain, in cui le Case non controllino più tutte le fasi del processo, ma solo gli snodi critici.
E si dovranno ridurre gli investimenti nei punti vendita,trasformati in cattedrali iconiche, per spostare il focus dal prodotto ”fisico” alla gamma dei servizi offerti, puntando sulla digitalizzazione dei rapporti con la clientela. Insomma, l’offerta distributiva sarà costretta a reinventarsi e a farlo rapidamente così come ci si augura vengano velocemente trovate risposte efficaci alle molteplici domande con cui il mondo della mobilità dovrà presto fare i conti.