Covid-19 e auto: l’analisi di un disastro
La pandemia da coronavirus è calata come una mannaia sul mercato dell’auto affondandolo. Già travolto dalla guerra dei dazi tra Cina e Usa e nel bel mezzo della transizione verso una produzione più ’green, le Case automobilistiche devono ora fare i conti con l’impatto del coronavirus. Una situazione che si prospetta drammatica anche per il settore della componentistica. «Se dall’internola produzione è ferma per il rischio contagio, finita la crisi dell’offerta con la ripresa della Cina», spiega Clelia Crisci, presidente e ceo della Lapo Compound, bisognerà fare i conti con la crisi di domanda determinata da una nuova crisi finanziaria. «Da qui ai prossimi 4-5 mesi – afferma Crisci – nessuno andrà più in giro per concessionarie a comprare auto», e senza domanda i costruttori si fermano. Difficile stimare quanto peserà questa emergenza coronavirus. Le prime stime indicano un calo delle vendite intorno all’80%, ma si tratta di cifre iniziali, passibili di ulteriori forti correzioni.
Quello dell’auto è un mercato gigantesco, il cui fatturato è stimabile in oltre 270 miliardi di euro. Nel 2018, in base ai dati Anfia, erano state vendute 96 milioni di auto, erano 65 milioni nel 2009, dunque in 10 anni la crescita è stata del 46%, per il 53% concentrata nei Paesi Bric e cioè in Cina, Russia, Brasile e India. Questo mercato, con 37 milioni di auto vendute, pesa il 38% del mercato globale, grazie soprattutto alla Cina, leader mondiale, la quale, con 28 milioni di auto vendute nel 2018, detiene una fetta del 29% del mercato globale, contro i 17 milioni di auto vendute negli Usa e i 18 milioni di auto dell’Ue+Efta.
Insomma, il mondo dell’auto, almeno fino al marzo scorso, quando è scoppiata la crisi del coronavirus, viaggiava a due velocità.Basti pensare che Europa, Usa e Giappone, che 10 anni fa pesavano quasi la metà del mercato mondiale nel 2018 hanno ridotto la loro fetta di mercato al 43%. E l’Europa da sola, sempre nel 2018, cioè in un’epoca lontana mille miglia dall’incubo del coronavirus, aveva già iniziato a frenare.
I major markets europei, infatti, all’epoca, già registravano un calo dei volumi di vendita, legato al fatto che si trattava di mercati maturi. Ecco le cifre: Regno Unito (-7%), Italia (-3%), Germania (-0,2%), mentre crescevano i mercati di Spagna (+7%) e Francia (+3%).
Sempre in base ai dati Anfia. nel 2018 sono state prodotte nel mondo 71 milioni di auto, con una crescita media annua che in 10 anni è stata intorno al 5%. Nella classifica dei Paesi produttori la Cina è prima con il 27 milioni di auto sfornate, seguita dagli Usa con 11,3 milioni, il Giappone 9,7, la Germania 5,5.
Tifoso di FCA, penso che negli ultimi tempi di Marchionne e soprattutto dopo siano stati fatti errori marchiani (inspiegabile abbandono del modello Punto, la 500x all’estero non si vede; ritardo colossale nell’ibrido; fatica nel diffondere 4×4 nella gamma e nei V. professionali, dato che siamo un Paese montuoso). Iveco in difesa, metre avrebbe dovuto acquistare un concorrente nel settore Trasporto pubblico in grado di produrre anche Tram (in grande ritorno per fortuna) dato che anche il TPL uscirà con le ossa parzialmente rotta, ma meno per i veicoli di grande capacità, come appunto i tram da 30-45m. Avrebbe potuto prendere Solaris, ma se la sono pappata i più svegli spagnoli della Caf. Ora vedo un’offensiva anche contro il daily, l’unico vero veicolo mondiale italiano.