Covid-19: “contagiati” anche i lavori stradali
La diffusione del Covid-19 nel nostro Paese e il successivo lockdown hanno interrotto la ripresa dei lavori stradali, registrata nel corso del 2019 e nei primi due mesi del 2020, dopo oltre un decennio di crisi che ha compromesso la sicurezza del nostro patrimonio stradale. Nonostante queste attività siano state escluse dal blocco, i lavori si sono fermati, soprattutto a causa delle lentezze burocratiche e di un rapporto con le Pubbliche amministrazioni reso ancor più farraginoso dall’emergenza che ha spinto molti uffici a rinviare l’approvazione e la firma di progetti cantierabili. Oggi occorre sbloccare i troppi cantieri stradali fermi, sfruttando al meglio questo periodo di basso costo delle materie prime e di scarsa circolazione dei veicoli sulle strade. L’appello alle istituzioni nazionali e locali emerge dalla nuova analisi trimestrale effettuata dall’associazione Siteb – Strade Italiane e Bitumi. In Italia, la produzione di conglomerato bituminoso (asfalto), principale indicatore delle attività di costruzione e manutenzione delle strade, ha raggiunto nel 2019 nuovamente i 30 milioni di tonnellate, una quota che non si toccava da oltre 10 anni. Un incremento del 15% rispetto al 2018, sostenuto prevalentemente dagli appalti Anas e dalla significativa attività di manutenzione delle concessionarie autostradali.
Il trend positivo è proseguito anche nel primo bimestre dell’anno in corso con le vendite di bitume che hanno registrato un incremento del 23%. A marzo, in piena emergenza Covid-19, tutto si è fermato, le vendite di bitume hanno subito un crollo del 46% (rispetto a marzo 2019) e i dati relativi al mese di aprile segneranno un ulteriore, deciso, peggioramento del trend.
Tutto ciò nonostante le attività di costruzione e manutenzione strade siano state inserite tra quelle strategiche e quindi esonerate dal blocco. A frenare il settore sono stati prima di tutto lo shock iniziale prodotto dalla consapevolezza della pericolosità del virus, successivamente la scarsa reperibilità dei dispositivi di protezione individuale, necessari per rispettare i nuovi protocolli di sicurezza e prevenzione e non ultimo, i rallentamenti delle attività operative all’interno delle stazioni appaltanti (Comuni e Province in primis).
Eppure in questa fase, l’esecuzione dei lavori sarebbe favorita da alcuni fattori eccezionali: il bel tempo che ha caratterizzato tutto l’inverno e che continua in questa primavera, la sostanziale assenza di traffico sulle strade da manutenere e un prezzo del bitume decisamente basso, a seguito del crollo del valore del petrolio. Le aziende sono riuscite ad adeguarsi in tempi rapidi alle nuove prescrizioni in materia di sicurezza e chiedono ora di poter ripartire rapidamente.
“Occorre superare velocemente l’empasse collegata alla fase d’emergenza”, sottolinea il presidente di Siteb, Michele Turrini, “e agire prioritariamente su due fronti: accelerare il pagamento dei debiti arretrati della Pa agli imprenditori e superare la burocrazia che tiene ferme opere già decise. Lo smart working nel pubblico impiego, ha nei fatti rallentato molti lavori, allungando le procedure per l’ottenimento di permessi e certificazioni e rinviando l’esecuzione dei lavori. Non ultimo, riteniamo prioritario riconoscere alle imprese i maggiori oneri sostenuti per la sicurezza dei lavoratori, causata dall’emergenza coronavirus, tenendo ben presente che da ora in avanti tutte le lavorazioni subiranno necessariamente dei ritardi dovuti al rispetto delle nuove procedure. Per agevolare la ripresa dei lavori in questa fase andrebbe, inoltre, superato il Codice Appalti, già molto farraginoso per le amministrazioni locali in condizioni normali e accelerare le aggiudicazioni delle gare, dando tempi certi per la partenza dei lavori”.