Foto: Andrea Boragno, presidente di Alcantara
Covid-19: Alcantara riapre in Umbria
Lo stabilimento di Alcantara in Umbria ha riaperto. Circa 500 gli addetti coinvolti che all’ingresso dello stabilimento hanno ricevuto mascherina, guanti e occhiali. Pur facendo parte di quelle aziende autorizzate a continuare l’attività anche dopo il Decreto del presidente del Consiglio emanato il 23 marzo 2020, l’azienda aveva scelto di fermare temporaneamente la produzione: 18 giorni di stop che hanno consentito di mettere a punto un programma per riaprire i cancelli in sicurezza.
La chiusura dello stabilimento, è stata dettata dalla necessità di garantire prima di tutto la salute del personale negli ambienti di lavoro, che sono stati nel frattempo sanificati. La riapertura viene incontro all’esigenze di ripristinare gli stock a magazzino che si erano ridotti “a livello di guardia”, per poter soddisfare i clienti di tutto il mondo, che riceveranno i rotoli di materiale che serviranno a produrre interni di automobili, mobili di design, cover per oggetti elettronici, abbigliamento e tutte le molteplici applicazioni di un materiale unico e versatile.
“Misure di contenimento e di distanziamento sociale, come appare evidente, andranno avanti ben oltre il mese di aprile. La gestione emergenziale non sappiamo quanto potrà durare, ma non può prevedere il fermo totale “tout court” per il medio e lungo periodo – spiega Andrea Boragno, presidente di Alcantara -; oltre al diritto alla salute di tutti i cittadini e lavoratori, bisogna comprendere che misure e protocolli di sicurezza, a oggi condivisi con le rappresentanze sindacali e con Confindustria, ci accompagneranno molto a lungo. Alcantara sta progettando soluzioni e protocolli aggiuntivi rispetto a quanto richiesto dalla legge, di gestione della vita in stabilimento. Giocoforza è necessario trovare una sintesi che non pregiudichi le istanze sanitarie e di produzione. In uno scenario nazionale, ma anche mondiale mutato, prima troviamo una via, prima torneremo sul mercato e prima usciremo dal disastro economico che la pandemia ha generato”.
La ricetta a cui sta lavorando Alcantara, di concerto con la Regione Umbria e con le rappresentanze dei lavoratori, dovrebbe trovare attuazione a giorni e prevede che periodicamente tutti vengano sottoposti ai test rapidi, per individuare se il soggetto sia contagiato, o se anche solo possa essere un asintomatico in grado di contagiare. Per i casi sospetti si prevede l’effettuazione del tampone. A oggi questa è la modalità operativa adottata non solo in Italia ma in tutto il mondo per gli ospedali ed è anche il sistema applicato nelle fabbriche cinesi dopo l’apertura post Covid-19.
Questa soluzione che prevede controlli sanitari specifici continui, metterebbe inoltre al riparo l’azienda da eventuali chiusure repentine dovute al rischio di contagio nel caso un dipendente si ammalasse dopo la riapertura, costringendo la fabbrica ad un improvviso e costoso fermo. Inoltre il controllo sanitario puntuale, in un territorio come quello umbro, di qualche centinaio di cittadini potrebbe evitare anche il sorgere di focolai inaspettati anche fuori dalla fabbrica.
A questi controlli, che verrebbero attuati a cura dell’azienda, si sommerebbero, ovviamente l’obbligo di utilizzo di DPI, l’aumento delle distanze di sicurezza, la sanificazione periodica degli spazi e quotidianamente, all’ingresso dello stabilimento, che venga misurata la temperatura al personale. Alcantara ha inoltre realizzato alcuni prototipi di mascherina, di cui si sta studiando proprio in questi giorno a Nera Montoro l’industrializzazione. Questi prototipi sono ancora in via di certificazione presso gli istituti competenti, e se e quando sarà possibile produrle, sarà un altro validissimo motivo per riprendere subito a lavorare in questa nuova produzione a pieno regime.