Cosa ci sarebbe dietro l’improvvisa voglia di “green”

di Emma Fiesoli

Un’improvvisa vocazione ecologica? Una folgorazione elettrica o anche solo ibrida? La risposta obbligata al Dieselgate? Cosa sta spingendo le Case automobilistiche ad alleanze strategiche (come HERE, per la mobilità elettrica, creata da Audi, Mercedes e Bmw) tese a spingere sull’acceleratore di una storica discontinuità? Tra le risposte ce n’è una poco conosciuta ai più: le salatissime sanzioni stabilite da una legge europea (443/09). I legislatori europei, consapevoli che le autovetture emettono il 12% della CO2 continentale, decisero di imporre ai costruttori due target: rispetto ai valori 2007 (la media europea era di 158 g/km), una riduzione del 18% al 2015 e del 40% al 2021. Ogni costruttore deve contribuire con propri target, legati anche al peso medio delle vetture effettivamente immatricolate.  I target 2015 (130 g/km) sono stati facilmente raggiunti, ma i recenti scandali e i “vecchi” cicli di omologazione (nel 2018 verranno sostituiti da prove ben più vicine al reale utilizzo su strada) hanno fatto capire a tutti che sarà molto più arduo e costoso raggiungere i target 2012 (95 g/km). Tanto più che la “crociata” contro i motori diesel toglierà alle Case un’arma in più, visto che proprio il diesel permette di emettere meno anidride carbonica rispetto alla benzina. Il conto rischia di essere salatissimo: 95€ per ogni grammo di sforamento, moltiplicati per il 100% delle auto vendute in Europa. Un esempio: se un costruttore si troverà con un eccesso di CO2 pari anche solo a 2 g/km, e se questo costruttore vende 500mila auto in Europa, la sanzione annuale sarà pari a 95milioni di euro. Scenari che spingono gli stessi costruttori ad aumentare le immatricolazioni elettriche e ibride, quindi con emissioni CO2 molto basse. Ma c’è un però: nell’Europa dei 25, le immatricolazioni ibride ed elettriche sono state, nel 2016, poco più di 500mila, ovvero il 3,4% del totale. Un’incidenza troppo bassa per evitare le sanzioni. Le vie d’uscita sono due. O le Case sapranno incrementare in modo esponenziale quel tipo di immatricolazioni oppure, sino al 2021, riscopriranno due vecchie conoscenze, con bassi costi d’applicazione e capaci di ridurre la CO2: GPL e Metano. La case history italiana, con i suoi tre milioni di auto a gas circolanti, potrebbe essere copiata, in attesa di un prossimo decennio copiosamente elettrificato. Sano realismo.

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