Cosa ci aspettiamo dai prossimi mesi? Nulla
Anno nuovo, stessi problemi. Con l’aggravante che fino a primavera inoltrata (a essere fiduciosi), quando entrerà in carica il nuovo governo, i problemi che attanagliano il settore dell’automotive resteranno lettera morta. Del resto non è stata sufficiente un’intera legislatura per venire a capo di questioni di grande importanza sul fronte della sicurezza stradale (riforma del Codice della strada, stretta sull’uso di smartphone e tablet alla guida) e su quello della mobilità (si continua ad attendere il varo di un piano realizzabile in grado di portare il Paese ad avere una rete di infrastrutture che premino gli sforzi dei costruttori in fatto di connettività e rispetto dell’ambiente). In più, nel 2018 non c’è più il super ammortamento per l’acquisto di auto utilizzate come beni strumentali d’impresa. Insomma, si fa tanto baccano perché in Italia circolano un sacco di veicoli vecchi, insicuri e inquinanti, ma non si fa nulla per toglierli di mezzo e permettere a chi li possiede di guidare qualcosa in linea con i tempi.
E’ una nenia, lo so. Un’analisi che si ripete puntualmente e porta allo sfinimento. Ma visto che non succede niente bisogna insistere.
L’orizzonte
Tra qualche mese ci saranno (finalmente) un nuovo premier, e i nuovi ministri di Ambiente, Economia e Sviluppo economico. L’auspicio è che chi salirà al potere abbia nel cuore le sorti della mobilità a motore e lavori per favorirne uno sviluppo razionale ed ecosostenibile, senza farsi condizionare da chi vede, per partito preso, il mondo dei motori come fumo negli occhi e lo ritene, l’unico responsabile di tutti i mali. I pericoli, come al solito, arrivano da sinistra e grillini e lo si è visto con i provvedimenti per lo più inutili intrapresi dalle amministrazioni locali dove questi partiti governano. Non sanno che pesci pigliare. E allora bloccano tutto, compresi i veicoli più recenti. Per non parlare delle scellerate politiche anti-traffico applicate nelle città, con gli assurdi restringimenti delle carreggiate, gli azzeramenti dei parcheggi, gli aumenti dei ticket per la sosta entro le strisce blu, ecc.
Restiamo alla finestra e affidiamoci alle iniziative dei costruttori che, attraverso sconti e promozioni, danno il loro contributo al rinnovo del parco circolante. Ma non basta. Si cominci a premiare chi acquista veicoli a basse emissioni e il premio sia in funzione delle emissioni stesse: meno sono i valori (fino all’azzeramento) e più agevolazioni siano previste, come il non pagamento del bollo, la sosta gratuita, il taglio o la cancellazione dell’Iva, gli sconti sui pedaggi. E’ un modo per dare una “scossa”.
L’automobile non è il mio primo pensiero.
Neanche il secondo.
Forse l’ultimo.
Un buon diesel euro3 ben tagliandato del 2002 mi va ancora benissimo e svolge il suo servizio.
Un’auto d’epoca euro0 con la quale mi diverto di brutto nella stagione estiva.
E continuo così.
Se mi regalassero un’auto nuova la venderei subito.
E con il ricavato acquisterei crittovalute.
Alla faccia di Agnelli e dei suoi colleghi.
La nostra società non può esser fondata sul ricambio del parco auto.