Corsa all’elettrico: troppa arroganza per farlo digerire

di Pierluigi Bonora

Sarò del vecchio stampo, con un’attenzione maniacale per i fondamentali, ma logicamente orientato al «nuovo» che avanza nelle varie sfaccettature. Come sta accadendo nel mondo dell’Auto (la maiuscola qui è d’obbligo) o, come si preferisce ora, della mobilità. Che poi vuol dire tutti noi, nei prossimi anni, in elettrico (?!), tra veicoli anonimi che diffondono note da carillon, robotaxi, ebike, scooter e motorette, monopattini, quadricicli pure a guida autonoma, droni e chissà cos’altro. Il Salone di Monaco, anche se riporta lo storico acronimo di IIA (International Automobil-Ausstellung) nulla ha a che vedere con i tempi d’oro del mastodontico Salone di Francoforte per il quale è stato celebrato il de profundis dopo l’edizione del 2019.

Là, come a Ginevra, ma anche a Parigi e Detroit (bei tempi) passione ed emozioni ti entravano dentro. E le nuove tecnologie, in continuo progresso anche e ovviamente allora, venivano presentate e proposte non con l’arroganza (a sua volta imposta dalla politica) come succede ora. Dunque, una rassegna piuttosto grigia, questa in terra bavarese, con qualche macchia di colore qua e là. E, come per dare un contentino, un padiglione-garage dedicato ad alcuni dei modelli che hanno fatto la storia dell’auto, ma anche a qualcuno abbastanza recente. Solo qui si respira un po’ di aria frizzante grazie a un Lamborghini Urus, altri bolidi del Toro, qualche Ferrari e Corvette. E poi Porsche, Bmw, Volkswagen e Mercedes-Benz d’epoca. Tra questi corridoi il cuore ha ripreso a palpitare.

Per il resto, tanta tecnologie marziane ed esercizi di stile abbinati a possibili futuri modelli prodotti in serie. Il problema è che si assomigliano, nelle forme, quasi tutti. E lo stesso vale per gli interni avveniristici. Insomma, si viaggia spediti verso un’eccessiva standardizzazione. Ed è anche singolare il fatto che agli ambientalisti estremi, non solo tedeschi (ben delineati, di recente, dal ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani) non vada bene nemmeno una rassegna «amica» come quella di Monaco. Per queste persone, importante èdepotenziare i colossi dell’auto, artefici di un’attenzione al green solo di facciata. Valli a capire.

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