Corsa all’elettrico: se Motus-E ha il paraocchi…

di Pierluigi Bonora

 

Secondo Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, l’associazione lobbistica della mobilità elettrica, “l’impatto della fine degli Ecoincentivi potrebbe costare fino a 40mila immatricolazioni: 20-25mila vetture elettriche e 15mila plug-in”. “Il 2022 – aggiunge Naso – si preannuncia all’insegna dell’incertezza sia sul fronte incentivi sia per i problemi legati alle materie prime e ai chip per l’industria”. Fin qui una riflessione che non fa una grinza.

 

Ma ecco l’affermazione alla quale non potevano non replicare: “Nella pratica, oggi – precisa Naso – siamo l’unico Paese in Europa a incentivare esclusivamente le auto a trazione tradizionale”. Detto in questo modo, pare proprio che se ne faccia una grave colpa, come se queste vetture contassero nulla o quasi in termini di motorizzazioni virtuose.

Il segretario generale di Motus-E, con quest’ultima puntualizzazione, non sembra tenere infatti conto della necessità di rinnovare il parco veicoli del Paese che, allo stato attuale e ancora per molti anni, non può avvenire puntando unicamente sulle vetture elettriche e plug-in.

 

Lo stesso ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in una recente intervista a “Quattroruote”, ha chiaramente detto che “è impossibile imporre l’elettrificazione per decreto”, per riconoscere quindi l’urgenza di svecchiare il circolante.

 

Da parte loro, le associazioni Anfia, Unrae e Federauto, nei loro interventi coinvolgono giustamente l’intera sfera della mobilità, riconoscendo a quella elettrica l’importanza in termini “green” insieme all’auspicio che gli Ecoincentivi, da poco esauriti, vengano rapidamente rifinanziati.

 

Occorre, a questo punto, più collaborazione tra le parti per una causa di interesse comune. Non esiste solo la via elettrica, la discussione ai livelli istituzionali è infatti più che mai aperta. Motus-E si levi il paraocchi.

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