Commissione Bilancio e costi sociali

 

Era tutto previsto e l’avevamo scritto, in questa stesso blog, qualche settimana fa. A Roma ci sono ben altre priorità rispetto alla sicurezza stradale. E così la stretta sull’utilizzo degli smartphone alla guida (c’è chi chatta, si fa i selfie, messaggia e manda e-mail) è stata rinviata. A quando? Se ne occuperà – si auspica – la prossima legislatura. E visto che si andrà a votare in marzo e che il nuovo governo sarà in carica ad aprile, tra una cosa e l’altra del provvedimento se ne dovrebbe riparlare non prima dell’estate. Intanto, in assenza di norme rigorose come quelle previste (ritiro immediato della patente e stangata pecuniaria) la cattiva abitudine sopra descritta rischia di rafforzarsi soprattutto negli automobilisti più giovani, galvanizzati dalla quasi impunità. Nulla di fatto, nelle stanze dei bottoni, anche sull’obbligo di prevedere sistemi di allerta per i seggiolini dei bambini montati in auto. Quei dispositivi che avvisano mamma o papà che stanno dimenticando in macchina il piccolo.

Decisione grave e affrettata

La commissione Bilancio della Camera, nell’esaminare i due provvedimenti, ha sostenuto che sono estranei alla materia (la Legge di Bilancio). Ci permettiamo di obiettare questa grave e affrettata decisione (di stretta all’uso degli smartphone se ne parla da almeno un anno) degli illustri componenti della commissione. La sicurezza stradale al bilancio dello Stato è collegata, eccome. Il costo sociale degli incidenti, secondo i dati Aci del 2016, è stratosferico: 17,5 miliardi ogni anno. E le sciagure della strada imputabili alla distrazione (usare il cellulare mentre si guida) rappresentano circa il 25% dei sinistri. Distrazione, inoltre, vuol dire anche mancato rispetto della segnaletica, che è la causa del 28% degli incidenti. Solo queste due voci incidono sul totale dei costi sociali per 4,4 miliardi. E allora, illustre commissione Bilancio della Camera, tutte queste cifre sono estranee alla materia? Tagliare i costi sociali non farebbe bene ai conti del Paese? Questa legislatura ha perso un’altra, tra le tante altre, occasione.

 

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