Colonnine di ricarica, i perché di una rivoluzione
di Nicodemo Angì*
L’auto elettrica (e anche le ibride plug-in) portano in dote la ricarica, un elemento che può catalizzare nuovi e a volte impensabili business Cosa c’è di più semplice del rifornimento di carburante? Bastano pochi minuti per guadagnare centinaia di km di autonomia, una contrapposizione stridente con le attese alle colonnine di ricarica. Ci si può visualizzare stazioni di servizio con colonnine di ricarica al posto delle pompe di erogazione. A questo punto si immaginano lunghe file di automobili ai punti di ricarica, attese estenuanti e quindi il pensiero: “Non funzionerà mai!”. Quindi la ricarica auto elettriche potrebbe essere un collo di bottiglia per la diffusione degli EV? Applicando i modelli attuali la risposta sarebbe “SI”, ma le colonnine di ricarica si prestano ai business piuttosto nuovi
Milioni di colonnine?
Vitaliy Katsenelson, Chief investment officer di Investment Management Associates, ipotizza un modello radicalmente diverso. Ma perché vedremo poche file alle colonnine di ricarica nelle stazioni di servizio? È semplice: esse saranno solo uno dei posti nei quali trovare punti di ricarica auto elettriche. Molti ricaricheranno a casa ma questa modalità è lenta e quindi inadatta ad automobili con grandi batterie che affrontano lunghi viaggi. Katsenelson pensa invece ad un modello diffuso, fatto di milioni di colonnine di ricarica sparse un po’ ovunque.
Impiantare colonnine di ricarica è infatti relativamente agevole perché prive di emissioni pericolose e delle ingombranti cisterne sotterranee.
I parrucchieri offriranno questo servizio alle clienti del salone e lo stesso faranno ristoranti, centri commerciali e alberghi. I veicoli passano molto tempo parcheggiati, ad esempio sotto l’ufficio, e anche una colonnina non potentissima riesce almeno a reintegrare l’energia consumata nel tragitto per arrivarci.
Un mercato che si apre
Stesso discorso per le ibride plug-in: secondo le prove della stampa specializzata, un’auto di questo tipo guidata con accortezza in città riesce a camminare più di un’ora con le sole batterie grazie alla frenata rigenerativa.
Come accade solitamente nei cambi di paradigma, il probabile spostamento dell’automotive verso i veicoli elettrici porterà alla ribalta nuovi soggetti e nuovi modelli di business.
Gli analisti prevedono, per esempio, un ruolo maggiore per i componentisti vista la semplicità (costruttiva, la progettazione può essere impegnativa) del motore elettrico. I vari Valeo, Continental-Vitesco, ZF, GKN e altri hanno già in produzione gruppi destinati all’elettrificazione. Unità spesso complete poiché richiedono soltanto l’alta tensione, i segnali di controllo e i semiassi all’uscita per fornire un powetrain elettrico o ibrido. Le prossime, stringenti norme sulle emissioni rendono appetibili questi gruppi: le ormai prossime Jeep Renegade e Compass Plug-in avranno E-axle GKN e batterie e starter/alternatori LG.
La portata del cambiamento è ancor più evidente pensando a TEXA, che ha aggiunto un motore elettrico (ne abbiamo parlato su Fuorigiri.it) a flusso assiale e inverter alla sua produzione.
Margini interessanti
L’aggiunta di un propulsore alle diagnosi dimostra l’apertura che l’elettrico permette ai new entrants e affronta anche la questione dei dati che gli OEM vorrebbero negare all’aftermarket. Nella brochure del suo E-Powetrain Texa scrive infatti “un motore elettrico rivoluzionario per assicurarvi la diagnosi del futuro”.
Ma quali sono i nuovi business legati alle colonnine di ricarica? Appare logico pensare che un fornitore di energia elettrica proponga stazioni di ricarica, anche perché si potrebbero avere margini interessanti. Solo un esempio: la tariffa a consumo di Enel X va dai 45 ai 50 cent/kWh mentre una flat da 60 kWh/mese costa 25 euro. Considerando che un’utenza domestica ha costi complessivi da circa 23 cent/kWh in giù, si vedono margini potenziali interessanti.
Non ci stupiamo che Enel X offra anche colonnine e Wall box per la ricarica, noleggi di auto elettriche con Arval e delle app per gestire il tutto.
Nuovi attori sulla scena
Proposte analoghe arrivano da RePower, alleata con Leaseplan, mentre Eni Gas e Luce ricorda inoltre che “chiunque può offrire o vendere il servizio di ricarica”. Esiste la “tariffa di distribuzione BTVE che l’ARERA ha dedicato ai contatori destinati alla ricarica” mentre si muovono anche operatori più locali come A2A.
Le potenzialità della ricarica si declinano anche in direzioni meno scontate e il caso di Gewiss, noto produttore di materiale elettrico, è illuminante. L’azienda bergamasca ha creato Joinon, che fornisce infrastruttura tecnologica, strumenti di gestione, assistenza tecnica e manutenzione per impiantare la ricarica delle auto elettriche. Viene fornito tutto quel che occorre, app per smartphone compresa, per la gestione anche professionale dell’elettricità per ricaricare veicoli elettrici.
Nel sito Joinon troviamo molti esempi (dalla palestra alla grande distribuzione) di questa offerta, che comprende anche un completo software di gestione.
La ricarica come “ecosistema”
Il proprietario può decidere le tariffe e il loro tipo: a tempo o a consumo di energia; non manca l’app per smartphone. Il cellulare visualizza le colonnine e la navigazione, evidenzia il tipo di presa, la potenza di ricarica, le tariffe e gestisce il Wallet dell’account.
Si crea così un ecosistema per la ricarica auto elettriche che crea valore aggiunto alla utility energia elettrica, non prodotta da Joinon-Gewiss. È lo stesso concetto di prodotto-servizio portato ai massimi sviluppi da Apple, con i servizi Music, Tv e Arcade. Essi usano la connettività di gestori di telefonia e banda larga per generare margini lordi del 64% e un terzo dei profitti lordi di Apple. Anche il fatto che Tesla produca le batterie che usa nei suoi sistemi di storage e automobili va nel senso di avere più controllo nella catena del valore.
Modelli di business nuovi, quindi, impensabili senza l’attuale, pervasiva connettività della rete cellulare e la flessibilità della ricarica dei veicoli elettrici, ben diversa dalla tradizionale distribuzione dei carburanti.