Cgia allineata a Unrae: in Italia cercasi autotrasportatori

di Paolo Zabeo*

Analizzando l’elenco delle professioni di difficile reperimento, emerge che in tutte le principali province del Sud (Bari, Catania, Caserta, Foggia, Lecce, Messina, Napoli, Palermo e Salerno),  le imprese faticano a trovare sul mercato cuochi, camerieri, altre professioni dei servizi turistici e, in particolar modo, conduttori di mezzi di trasporto, ovvero gli autotrasportatori.

(La presa d’atto coincide con quella, palesata da tempo, di Unrae Veicoli Industriali attraverso il suo presidente Franco Fenoglio, ndr).

Una cosa che fino a qualche decennio fa era impensabile. Da qualche anno, invece, i giovani non vogliono più fare gli autisti di mezzi pesanti, sia perché il costo per ottenere la patente C o D e la “Carta di Qualificazione del Conducente” (CQC) ha una dimensione importante che oscilla tra i 2.500 e i 3.000 euro, sia perché è una professione estremamente faticosa. Alle ore di guida spesso si accompagnano anche quelle necessarie per compiere le operazioni di carico e scarico della merce trasportata.

La difficoltà di trovare degli autisti di mezzi pesanti è una delle tante contraddizioni che caratterizzano questo settore che, ricordiamo, negli ultimi 10 anni ha perso quasi 25mila padroncini, anche se oggi fatica a reperire, persino al Sud, giovani disponibili a mettersi alla guida di un Tir come dipendenti. Sebbene la congiuntura non sia delle migliori e gli effetti economici del coronavirus siano ancora difficilmente quantificabili, gli imprenditori, in particolar modo a Nordest, continuano a trovare molte difficoltà nel reperire personale, soprattutto qualificato. 

Dall’elaborazione effettuata dall’Ufficio studi della Cgia – sui risultati emersi dall’indagine condotta sulle entrate programmate dagli imprenditori a gennaio 2020 dall’Unioncamere-Anpal, Sistema informativo Excelsior – risulta  che il 32,8 per cento delle assunzioni previste sono di difficile reperimento a causa  dell’impreparazione dei candidati o, addirittura, per la mancanza degli stessi.

Su poco meno di 500 mila assunzioni previste a  gennaio di quest’anno, il 32,8 per cento degli imprenditori intervistati ha segnalato che, probabilmente, troverà molte difficoltà a “coprire” questi posti di lavoro (poco più di 151.300), di cui il 15,7 per cento a causa della mancanza di candidati (poco meno di 72.500) e un altro 13,8 per cento per la scarsa preparazione (circa 63.700).

L’offerta di lavoro si sta polarizzando: da un lato gli imprenditori cercano sempre più personale altamente qualificato, dall’altro figure caratterizzate da bassi livelli di competenze e specializzazione. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa anche dello scollamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, i secondi, invece, sono profili che spesso i nostri giovani rifiutano e solo in parte vengono coperti dagli stranieri.

*Coordinatore Ufficio studi di Cgia

 

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