C’è solo l’elettrico: tra “Pinocchi” e incongruenze

 

di Pierluigi Bonora

 

E se si introducesse la macchina della verità ogni qual volta un manager alla guida di una Casa automobilistica si mette a incensare la decisione di puntare tutto sul “full electric”? Se ne vedrebbero delle belle, ma non del tutto inaspettate. Si contano sulle dita di una mano gli interventi durante i quali l’amministratore delegato di turno, nel rispondere a domande sui problemi oggettivi e temporali legati al pensiero unico della mobilità elettrica, espone chiaramente le sue perplessità. Per il resto, se si dovesse veramente applicare la macchina della verità, la maggioranza dei manager vedrebbe allungarsi a vista d’occhio il proprio naso.

Addirittura, ci sono capi azienda che hanno detto pubblicamente che, guidando ormai da molti mesi una vettura elettrica (ovviamente in dotazione, quindi senza spese accessorie), mai si sognerebbero di tornare a un veicolo con motore alimentato a benzina o Diesel. È facile ragionare così: hai la macchina aziendale, non hai problemi di ricarica e di costi, in caso di anomalie puoi contare su un aiuto sempre, ovunque e comunque, eccetera.

Tutto cambia, invece, se si indossano i panni di un comune mortale, alle prese con problemi di spesa, mancanza di garage nel proprio condominio dove installare un contatore specifico, costretto a percorsi casa-lavoro-casa o casa-scuola-casa dove le colonnine di ricarica restano ancora una chimera. E guardiamo anche alle tante persone, dai 50 anni in su, che hanno poca dimestichezza con App e affini, utili per attivare la colonnina di ricarica.

Insomma, si guardi in faccia anche a una realtà – quella odierna, erroneamente ormai persa di vista – sempre più disorientata e timorosa, per di più sommersa da messaggi e spot che reclamizzano non city-car, ma soprattutto Suv e modelli premium e oltre, con costi inaccessibili ai più. E qui torniamo a un vecchio discorso: ma questo tipo di mobilità non doveva solo favorire veicoli compatti per “pulire” l’aria delle metropoli?

 

 

 

3 Comments

  1. spiderbatbug says:

    Reclamizzare, come si vede fare, mostruosi suv dichiarati ecologici in quanto alimentati a batterie è l’ennesima riprova del fatto che i problemi ambientali non sono affrontati in modo minimamente razionale, ma in una percentuale preoccupante diventano scuse per imporre un parossismo consumistico più o meno forzato, spesso più dannoso per l’ambiente, inteso in generale al di là del “casus belli” di turno, dei problemi stessi che si dice di voler risolvere.

  2. Pietro Rubino says:

    Le bugie hanno le gambe corte, in questo caso possiamo dire che hanno le ruote quadrate e con questa soluzione tecnologica lo sanno tutti che non si va da nessuna parte. Così come la gran parte dei possessori di auto ha saputo improvvisamente di essere stata chiamata, s’intende a fin di bene, a sovvenzionare l’industria comprando uno al prezzo di due. Si, perché ormai una vettura che si rispetti deve avere due motori: uno che macina chilometri e può bere carburanti ormai quasi a zero emissioni e l’altro elettrico che non ama tanto il freddo ma neppure il caldo ma è ben vista dagli euroburocrati e dai pianificatori di colonnine. Una vettura media così costa almeno un terzo in più rispetto a pochi anni fa. Non solo non si incentiva lo svecchiamento del circolante ma si frena il rinnovo fisiologico del parco macchine. C’è qualcuno che non sa fare più il suo mestiere.

  3. Florio says:

    Anche DALLARA ha detto che Bisogna Fare delle Elettriche Piccole Come la Smart, la 500 e la Panda … ma con dei Pacchi Batterie da 500 km di Autonomia … NON dei Suv Elettrici Immensi e Assurdi !!!!!

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *