Caro carburanti: il 15% dei gestori rischia di fallire

”Noi siamo vittime con i consumatori di questo aumenti dei prezzi. Questi aumenti dei carburanti a tratti ingiustificati del prezzo alla pompa, noi ne paghiamo le conseguenze più gravi. L’erogato è in calo da due anni di pandemia, per lo smart working e ora la guerra Ucraina con i prezzi così alti la gente tende a risparmiare e non prende più l’auto’‘.

 

Il presidente della Figisc-Confcommercio, Bruno Bearzi, lo spiega all’agenzia “Adnkronos”. ”Noi gestori scontiamo inoltre un prezzo delle bollette energetiche e quindi con tre centesimi e mezzo al litro di margine lordo, le nostre aziende fanno fatica a far quadrare i conti – continua Bearzi -.Tanti di nostri gestori rischiano il default almeno il 15%, perché non ce la fanno a sopportare questi costi. Ci sono molti, poi, che non hanno le disponibilità finanziarie per poter acquistare il prodotto. Una autobotte che trasporta 36mila litri oggi costa circa 15-20mila euro in più, c’è un rischio vero di non potersi più approvvigionarsi”.

 

”Il prezzo del Brent prima della guerra in Ucraina era intorno ai 103 dollari al barile e dopo è schizzato a 130 dollari, ma nonostante si è capito che le forniture dalla Russia sarebbero continuate come prima, in teoria il prezzo doveva scendere – aggiunge Bearzi -. Invece ci sono ancora delle speculazioni al rialzo che non fanno bene a nessuno”.

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