di Franco Fenoglio, esperto in autotrasporto, presidente di & Forward
“Avere l’impressione di restare sempre al punto di partenza”, mi affido alle parole di una giovane cantante per esprimere il mio punto di vista sul grande rumore mediatico che ha portato alla luce il problema della carenza di autisti in Europa.
In tanti, dal mondo politico alle istituzioni, dalle associazioni di categoria ai rappresentanti del settore, sono scesi in campo per ribadire un problema ben noto, da diverso tempo, a molti.
Era il 2018, infatti, quando si è dato vita a un progetto dedicato proprio alla ricerca di giovani conducenti di veicoli industriali, con la convinzione che “nel settore dell’autotrasporto vi è carenza di conducenti professionali e, per questo, l’attività formativa e abilitativa alla conduzione può rappresentare una significativa prospettiva occupazionale”.
I numeri parlano chiaro, secondo i dati di Infocamera (2019), il 45,8% dei conducenti di veicoli industriali ha oltre 50 anni e, dato ancora più allarmante, solamente il 4% della popolazione nazionale di autisti ha un’età inferiore ai 24 anni. E’ difficile poter anche solo immaginare un futuro per il settore, quando quasi il 50% degli autisti in Italia ha superato la soglia dei 50 anni.
Il problema, però, è ben noto a tutti e torna alla ribalta solo quando sono gli autotrasportatori a lanciare un grido d’allarme. Neppure le immagini che arrivano dalla Gran Bretagna, dove nei supermercati scarseggiano le merci e i distributori sono sprovvisti di carburante, riescono a far comprendere fino in fondo le conseguenze drammatiche che il problema della carenza di autisti porta con sé.
Il settore ha bisogno, oggi più che mai, di figure nuove e altamente specializzate ma, al tempo stesso, ha bisogno di uno Stato che metta le aziende nella condizione di poter assumere senza grandi difficoltà, garantendo al tempo stesso uno stipendio all’altezza della professione.
Il rischio, altrimenti, è quello che un conducente trovi impiego in aziende di altri Paesi europei dove il fabbisogno di autisti è sentito esattamente come il Italia, ma dove purtroppo le condizioni di lavoro sono sicuramente più favorevoli.La pandemia sembrava aver portato all’attenzione di tutti la strategicità del settore autotrasporto, riconoscendo il ruolo “sociale” di chi quotidianamente, seppur tra mille difficoltà, garantisce l’approvvigionamento delle merci.
Il settore, però, nonostante tutto sembra non essere in alcuna misura attrattivo per i giovani che difficilmente decidono di intraprendere la professione del conducente di veicoli industriali. Ecco perché spenti i riflettori accesi dall’attenzione mediatica, rimangano solo tante parole e ci troviamo, ancora una volta, al punto di partenza.
verissimo bla bla che va di modo di questi tempi, ok tutto giusto aziende da agevolare ma anche da controllare che rispettino questi famosi che ricercano già poco tutelati e con poco potere di farsi rispettare, con la speranza di paghe adeguate ed ricordiamoci pure al futuro di adeguare anche le pensioni visto la vita sacrificate affrontata….. grazie