Carburanti: il fisco pesa per oltre il 50%

Sul prezzo dei carburanti il peso del fisco è superiore al 50%. Si tratta di un costo fisso che, secondo quanto rilevato da Unem, Unione Energie per la Mobilità, sulla base della rilevazione settimanale ministeriale, al marzo 2022 pesa per 0,728 euro sul prezzo della benzina e 0,617 per il gasolio auto. Ma sul prezzo agiscono anche altri costi fissi e variabili, come ad esempio l’Iva al 22% e il prezzo del petrolio. Sempre secondo quanto riportato da Unem, al 7 marzo 2022 l’Iva pesa per 0,352 centesimi ogni litro di benzina e 0,330 per il Diesel.

 

In base alla stessa rilevazione al 7 marzo il prezzo al consumo della benzina era di 1,95 euro al litro di cui 1,081 euro di imposte e 87 centesimi di costo industriale. Il gasolio invece costava 1,82 euro al litro di cui 94 centesimi di penalizzazione fiscale e 88 centesimi di prezzo industriale. Il fisco pesa così per il 55% del costo finale per la benzina e per il 51% di quello del gasolio. Tolte le imposte, il prezzo medio dei carburanti risulta, quindi, inferiore alla media europea.

 

L’Italia, infatti, è prima per quanto riguarda il peso percentuale sui costi dei carburanti. Nel caso della benzina il primato è condiviso con Olanda e Grecia, mentre per il Diesel è al top, con la Francia seconda con una penalizzazione fiscale del 53,1% e il Belgio con peso fiscale al 52,2%. In fondo alla classifica ci sono invece la Romania per la fiscalità sulla «verde» e l’Estonia per il gasolio.

 

Tra i costi variabili che incidono sul prezzo finale dei carburanti c’è anche quello del petrolio (calcolato al barile), e quello della raffinazione. Ultima voce della composizione riguarda il margine lordo, ovvero ciò che è destinato alla distribuzione (movimentazione, distributori, etc) e si tratta del costo minore. Secondo quanto riportato da Unem al 7 marzo 2022 il prezzo industriale pesa per 0,87 euro per la benzina e 0,88 per il Diesel.

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