Boom delle auto elettrificate? Grazie alle ibride senza la spina

di Pierluigi Bonora

 

Anfia, Unrae e Federauto sono in pressing sul governo affinché predisponga il rifinanziamento degli incentivi da poco esauriti, quelli che riguardano le auto con emissioni di CO2 comprese tra 61 e 135 grammi per chilometro. Sono le auto con motori tradizionali, cioè a benzina e Diesel di ultima generazione, ma anche quelle 100% ibride (oltre il 16% delle vendite), cioè dotate anche di un’unità elettrica che però non necessita della ricarica con la spina.

 

Il deputato Gianluca Benamati, della Commissione Attività Produttive della Camera, appoggia il pressing delle tre associazioni. Il governo è chiamato a esprimersi entro il mese sulla richiesta di varo dei suddetti incentivi ma con durata sino alla fine dell’anno. Tutti sostegni economici non a fondo perduto, ma che sono destinati a rientrare nella casse statali sotto forma di accise e Iva.

 

L’arrivo di Mario Draghi alla guida del governo e il fatto che ha avocato a sé le decisioni più importanti e strategiche (un segnale ai grillini ossessionati dall’ideologia che fin quando era in carica il precedente esecutivo hanno fatto e disfatto, in particolare, in tema di infrastrutture e politica industriale relativa all’automotive). L’auspicio è che la fiducia riposta dalla filiera in Draghi non venga delusa: “Sarebbe il disastro per il mercato italiano”, come hanno più volte rimarcato dalle tre associazioni. In più, il rinnovo del parco circolante, già in là nei tempi, andrebbe incontro a ulteriori gravissimi ritardi.

 

Il che vuol dire più inquinamento, più CO2 nell’atmosfera e meno sicurezza sulle strade. Un clamoroso controsenso visto che questo governo ha la transizione ecologica tra i principali punti programmatici: da un lato vuole le città “green”, dall’altro non crea le condizioni perché ciò si avveri. Valli a capire.

 

È giusto , infine, quando si commentano i dati di mercato, sottolineare l’aumento della sensibilità della popolazione verso le auto elettrificate, ma questo non significa che ci sia la corsa all’elettrico e all’ibrido plug-in, cioè la vettura ibrida che deve essere ricaricata. L’orientamento degli italiani resta per i veicoli che danno meno seccature (quelli ibridi con la batteria che si ricarica automaticamente  e che serve a far partire l’auto in modalità elettrica, come anche dopo le soste ai semafori).

 

Quindi, se le auto elettrificate, come è accaduto nel 2020, hanno rappresentato il 20% delle vendite complessive, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma è doveroso precisare che il dato deriva grazie alle vetture che non abbisognano della spina e delle colonnine (a proposito, che bacchettata dalla Corte dei conti Ue alla Commissione: manca un piano strategico per la diffusione delle infrastrutture di ricarica e l’obiettivo di 1 milione di colonnine entro il 2025 è ancora molto lontano).

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