Boni (62 anni) recordman: impresa storica su minimoto

 

Dalle ore 17,30 di mercoledì 11 maggio è cominciato l’iter per ottenere l’omologazione di uno degli oltre 53.000 primati raccolti nel celebre Guinness World Records. Quello ottenuto dal giornalista Valerio Boni sulla pista di Castelletto di Branduzzo (Pavia) non è la più folle in assoluto, ma entra di diritto tra le più curiose. Percorrendo 1.236 giri, per un totale di 751,488 km, in sella a una Polini 910 ha fissato il nuovo limite per la categoria minimoto sulla distanza delle 24 ore, polverizzando quello precedente di 250 km.

A rendere singolare l’impresa sono le dimensioni del veicolo utilizzato, veramente ultracompatte: 93 cm di lunghezza, con una sella a soli 34 cm da terra e un peso di soli 18 kg. Una moto da competizione in scala, apparentemente un modello da bambini, ma con un motore di 39 cc di cilindrata e prestazioni di tutto rispetto. Le minimoto sono di norma utilizzate nelle competizioni dai giovanissimi, ma anche da piloti adulti, in manche della durata di 15 minuti, solo il Guinness fissa una categoria di 24 ore per i più temerari.

Al termine della prova, iniziata alle 17.30 dell’11 maggio e terminata dopo un giro completo delle lancette dell’orologio, la minimoto ha coperto una distanza pari a quella compresa tra Milano e Napoli, dimostrando un’affidabilità che mai prima di questa prova era stata verificata. Il piccolo motore a due tempi ha girato senza evidenziare il minimo problema, nonostante le condizioni meteo a tratti molto impegnative. Per quasi due terzi del tempo Valerio Boni ha guidato sull’asfalto bagnato, e nonostante la cautela il fondo insidioso ha generato tre innocue scivolate, tutte concentrate nelle prime ore, cercando di trovare il limite delle gomme sull’asfalto reso insidioso dalla pioggia. Ma il meteo avverso nelle prime ore non ha impedito di raggiungere poco prima dello scadere dell’ottava ora, alla 1,28 per la precisione, il limite precedente.

Il raddoppio, con 500 km percorsi, è invece arrivato nella mattinata. Non soddisfatto del risultato conseguito e sollecitato dal team, ha quindi deciso di andare a caccia dei 750 km che triplicano il vecchio record. Nel corso delle 17 fermate al box, oltre ai pieni di carburante sono stati sostituiti complessivamente quattro pneumatici, due coppie di pastiglie freno e una catena di trasmissione.

Quella che alla vigilia si presentava ricca di incognite, per l’affidabilità della piccola moto e del pilota, che ha da qualche mese superato la soglia dei 62 anni, si è trasformata in un successo su tutti i fronti. La difficoltà maggiore è stata rappresentata dalla necessità di armonizzare l’altezza di 1 metro e 78 di Boni con le dimensioni della moto, che ha imposto una prolungata posizione quasi da fachiro con le gambe allargate, su una sella praticamente priva di imbottitura.

Ma oltre allo stress fisico, una prova di 24 ore affrontata in solitaria impone concentrazione e forza mentale, per evitare che l’ansia e la stanchezza giochino brutti scherzi. Con l’obiettivo ben impresso nella mente, il 62enne pilota non si è concesso distrazioni, nemmeno per mangiare, durante le prime 10 ore, e ha cominciato ad accusare i primi sintomi di affaticamento a tre ore dal termine. Sintomi che sono stati dimenticati nel corso degli ultimi 70 minuti con la rincorsa verso i 750 km, che gli avrebbero fatto triplicare il record, durante i quali ha inanellato i giri più veloci delle due giornate trascorse alla guida.

Sotto quest’ultimo punto di vista Valerio Boni è allenato, perché non è nuovo a prove su questa distanza. Nel suo curriculum figurano tra l’altro un tentativo del 1979 concluso positivamente in sella a una Vespa 50, due gare offroad a coppie con ciclomotori, una competizione in kart sul circuito di Le Mans e cinque edizioni della 25 Ore di Magione, una selettiva prova automobilistica di consumi.

«Quella che si è conclusa da poco – ha dichiarato Boni scendendo dalla minimoto – è una nuova piccola avventura che si aggiunge alla mia collezione, ma non l’ultima. Sapevo che il primato precedente non era dei più irresistibili, e anche per questo motivo ho scelto di non posticipare la data a causa delle previsioni meteo che non erano certo incoraggianti. Non sarebbe stato bello vincere facile, è stato più gratificante lottare e stringere i denti sostenuto dal calore di un team che si è dimostrato molto affiatato, composto da persone con esperienze e competenze diverse, ma tutte eccezionali. In nessun momento di queste 24 ore ho mai pensato “ma chi me l’ha fatto fare”». In attesa di partire per la prossima prova “endurance”, questa volta su strada attraverso l’Europa, non resta attendere l’omologazione e attendere l’ambito diploma dal Guinness World Records di Londra.

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