Foto: Claudio Descalzi, ad di Eni

Biocarburanti da scarti alimentari: Eni in pole position

Nel 2040 il Pianeta sarà condiviso da 9 miliardi di persone: un numero che testimonia una crescita davvero notevole in termini demografici, ma non sostenibile dal punto di vista delle risorse disponibili. Dalla Rivoluzione Industriale in poi, il modello che ha guidato lo sviluppo economico dei Paesi è stato quello lineare: i beni di consumo, infatti, dopo essere stati prodotti finiscono irrimediabilmente per diventare rifiuti non più utilizzabili. Come detto in precedenza, questo sistema basato sul principio di “produzione-consumo-smaltimento” presenta una grande criticità: un’economia che si basa solamente sullo sfruttamento delle risorse non è più una scelta praticabile. La crescita demografica esponenziale, unita all’aumento dei consumi e all’uso poco efficiente delle materie prime non è più sostenibile. È necessario dunque cambiare questo paradigma accelerando il passaggio verso un modello economico circolare in cui i rifiuti diventano una risorsa di valore.

Questo approccio sistemico valorizza le risorse naturali presenti, reintroduce nella catena economica gli scarti dando loro nuova vita e minimizza il consumo delle materie prime: una nuova prospettiva che valorizza il benessere della comunità e del Pianeta. La transizione verso un’economia più green e sostenibile vede come motore principale il mondo dell’impresa: in questo contesto il comparto energetico ha un ruolo cruciale nell’individuazione di nuove fonti rinnovabili. Per garantire i diritti alla vita, alla salute, al benessere, alla crescita personale e sociale, servirà dunque energia pulita. È questa la filosofia che ha spinto Eni, multinazionale italiana leader nella produzione e vendita di energia, ad adottare un modello di economia circolare per uno sviluppo sostenibile e a lungo termine. Una grande opportunità di cambiamento che, salvaguardando il capitale naturale, mira all’incremento di un’economia low-carbon, capace di adattarsi e rispondere adeguatamente ad un contesto socio-economico-ambientale sempre più complesso. Grazie agli impianti di conversione esistenti e di proprietà, alle competenze consolidate nel settore industriale, alle tecnologie, alla ricerca innovativa e alla distribuzione geografica dei propri asset, Eni è in grado di sfruttare al meglio il modello circolare tramite la propria piattaforma downstream.

L’azienda ha sottoscritto nel 2019 oltre 20 protocolli di economia circolare e mobilità sostenibile con i protagonisti del tessuto socio-economico nazionale ed internazionale. Tra questi è importante citare gli accordi di cooperazione con diverse aziende italiane per la raccolta di oli alimentari esausti e la fornitura di biocarburante HVO stipulati con AMA a Roma, con Veritas a Venezia, con Hera a Modena e con AMAT a Taranto. Oltre ad aver già abbattuto drasticamente la componente carbonica delle sue attività, Eni si impegna a ridurre a zero il flaring, ovvero le fughe di gas metano degli impianti e dalle raffinerie, e grazie alla tecnologia EST riutilizza gli scarti più pesanti della raffinazione per dare vita a combustibili più leggeri.

Carlo Perego, Senior VP Energy Transition and Biomass Program di Eni, in un’intervista rilasciata a Eni TV spiega quanto sia stato importante per l’ambiente, il passaggio da biocarburanti creati attraverso materie prime in competizione con il ciclo alimentare umano e animale, a materiali di scarto come oli usati da cucina, grassi animali dell’industria alimentare e scarti agroforestali: “Rivalutare materiali che altrimenti diventerebbero rifiuti e farli diventare materie prime per la produzione di biocarburanti è uno dei principi cardine dell’economia circolare. Il processo di trasformazione da scarti a biocarburante avviene attraverso la tecnologia Ecofining, sviluppata da Eni agli inizi del 2000. In poche parole, l’idrogenazione trasforma gli oli usati, ottenuti dalle micro alghe o dai lieviti oleaginosi, in un diesel ad alta prestazione che, miscelato con diesel tradizionale, permette di ottenere un biocarburante che viene venduto alla pompa sotto nome di Eni Diesel+. Da un punto di vista ambientale, l’impiego degli oli usati, o degli oli ottenuti da biomasse di scarto lignocellulosiche riduce le emissioni di CO² rispetto al diesel tradizionale. L’utilizzo di queste risorse in maniera intelligente e compatibile con l’ambiente è fondamentale”.

La circolarità di Eni è fondata su tre pilastri fondamentali. Il primo è l’utilizzo di materie prime sostenibili, ovvero materiali di origine biologica o provenienti da scarti di processi di produzione. Il secondo è l’adozione di processi di riuso, riciclo e recupero di materie prime da prodotti di scarto e il riutilizzo di acque e terreni, oltre al recupero dei rifiuti, attraverso tecnologie proprietarie come il Waste To Fuel, che permette di convertire gli scarti in nuovi prodotti energetici. Il terzo è l’estensione della vita utile, ovvero dare nuova vita ad asset in ottica sostenibile. Un modello adottato per le iniziative di conversione delle raffinerie in bioraffinerie, che reinseriscono in processi produttivi aree e maestranze altrimenti destinate ad essere poste fuori dal mercato. Ne è un esempio la prima bioraffineria al mondo a Venezia, dove vengono trattati gli oli esausti da frittura per trasformarli in biocarburanti, seguita dalla trasformazione della seconda bioraffineria a Gela.

Quest’ultima è considerata il più innovativo impianto per la produzione di biocarburanti in Europa, dove vengono utilizzate cariche fino al 100% di materie prime di seconda generazione. Versalis, la società chimica di Eni, ha realizzato nuovi processi e prodotti che, tramite il riciclo dei polimeri, valorizzano materie plastiche di scarto trasformandole in materie prime seconde e che tramite diversificazione di feedstock ed eco-design, massimizzano l’efficienza delle risorse in tutte le fasi del ciclo di vita.

“Consumiamo più di quello di cui abbiamo bisogno, sprechiamo risorse, energia, acqua, cibo, materiali. In 150 anni abbiamo raddoppiato il contenuto di anidride carbonica in atmosfera e abbiamo provocato un aumento dell’effetto serra che già sta modificando sensibilmente il clima terrestre – afferma Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni – per questo noi di Eni ci siamo dati l’obiettivo di contribuire a dare energia al Pianeta secondo un modello di economia circolare. La valorizzazione delle risorse e degli scarti, minimizzando il consumo delle materie prime e conservando gli stock naturali, rappresenta una nuova prospettiva in grado di mettere al centro il benessere della collettività, fornendo standard di qualità basati su nuovi principi etici. Investiamo nella ricerca, nello sviluppo e nella messa in produzione di energie rinnovabili, come il solare fotovoltaico, il solare termico, la trasformazione in biocarburanti di biomasse provenienti da rifiuti organici urbani, da scarti agricoli e forestali. Siamo nel pieno di una transizione energetica in cui il clima e l’energia sono i grandi fattori su cui ci giochiamo il futuro. La sfida è enorme, ma altrettanto grande è l’opportunità che ci si presenta: salvare il Pianeta, creando al contempo un’economia nuova e costruendo un’intera gamma di imprese e posti di lavoro che ancora non esistono”.

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