Bertezzolo, avvocato, da Verona: “Sognavo una Ufo-auto, l’ho fatta…”

di Roberta Pasero

Dream, design, drive. Sono emozioni racchiuse in 3D a guidare verso il futuro Bermat GT-Pista, supercar tutta italiana, da personalizzare e «comporre», pezzo dopo pezzo, attraverso un telaio trasformista e un configuratore digitale, quasi come un puzzle tridimensionale. Dream, design, drive. Dream come sogno. Quello di Matteo Bertezzolo, Ceo del marchio Bermat che sintetizza il suo cognome e nome: avvocato veronese rimasto senza lavoro per la crisi dei mutui subprime del 2008, sette anni fa ha deciso di creare una startup nel Polo Meccatronica di Rovereto, Provincia autonoma di Trento, per costruire l’auto dei sogni di quando era bambino.

E adesso ecco la sua Bermat GT-Pista svelarsi al Mauto, il Museo dell’Automobile di Torino, prima di 10 esemplari di un trittico che nei prossimi mesi contemplerà anche due versioni stradali, con motore endotermico e elettrico.

Dream, design, drive. La seconda D sta per design. Grigio della carrozzeria in fibra di carbonio, dettagli dai colori pop, giallo acido e «occhi» ingranditi da ciglia color rosa fucsia. E poi una linea da sportcar che pare in movimento continuo pur da ferma, con la sua silhouette, firmata da Studio Camal di Torino, vagamente vintage, con ali di gabbiano, un muso che quasi si porta via l’asfalto, una coda con parafanghi pinnati, omaggio alle esplorazioni spaziali anni Sessanta. E all’interno la plancia che attraversa tutto l’abitacolo sospesa a mezz’aria, con il cockpit avvolgente d’ispirazione aerospace.

«Volevo costruire un’auto che assomigliasse a un Ufo, a un oggetto volante non identificato, ritornato sulla terra. E che osservandola da dietro desse l’impressione di inseguire un’astronave spaziale, come quelle che mi facevano sognare quando ero ragazzo», spiega Bertezzolo, accarezzando con lo sguardo la sua GT- Pista, con quel GT citazione delle vetture Gran Turismo all’italiana, che da un attimo all’altro potrebbe prendere il volo verso il cyberspazio.
Dream, design, drive. Bellezza e prestazioni sono racchiuse nella terza D, quella di drive. E consentono di avere, con supporto di JAS Motorsport, azienda d’esperienza nel mondo racing, un’auto dal peso «piuma» di 1.000 kg, con un motore Honda 4 cilindri sovralimentato da 300 o 400 cv, secondo la configurazione, che le consente di sprintare da 0 a 100 orari in 4 secondi, il tutto per un prezzo che sfiorerà i 200mila euro.

«La grande innovazione è che si tratta di una supercar completamente personalizzabile, in grado di rispecchiare le esigenze di stile e di guida di chi deciderà di acquistarla», afferma Bertezzolo. «E ciò perché ho trasformato in realtà il mio sogno di creare auto quasi su misura, cucite addosso a chi sta al volante, sia attraverso un inedito configuratore, il Car Creator, per darle forme personalizzate, sia brevettando un telaio micro-modulare denominato T-MM, in grado di adattarsi a diverse soluzioni meccaniche e differenti motorizzazioni per creare sportcar artigianali». Una Bermat tailor made, insomma, che fa tornare alla memoria la celebre frase di Ferdinand Porsche: «Non riuscivo a trovare l’automobile sportiva dei miei sogni, così l’ho costruita io».

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