di Paolo Starace, presidente di Unrae Veicoli Industriali
La situazione (+4,2% il mercato nei primi 8 mesi, ma grazie ai veicoli pesanti) che stiamo vivendo non può più essere giustificata solo come conseguenza del lockdown in tempo di pandemia, e quindi destinata a risolversi con la ripresa economica, della quale il recupero del trasporto merci è un indicatore determinante. I numeri che leggiamo non sono brillanti, ma quello che ci preoccupa di più è il loro andamento a singhiozzo, derivante dall’impossibilità dei costruttori di consegnare regolarmente i veicoli a causa della mancanza di componenti. Il rallentamento e la sospensione di alcune produzioni hanno allungato i tempi di consegna, facendo altresì lievitare i costi di produzione, in buona parte sostenuti dai Costruttori stessi.
Si è avviata una spirale perversa che non potrà continuare a lungo, con il rischio di passare da un portafoglio ordini che oggi fatichiamo a evadere al crollo degli ordinativi con ripercussioni su occupazione e conti economici dell’intera filiera. Nel contempo, la clientela esplora soluzioni alternative quali il mercato dell’usato (la cui disponibilità è ai minimi termini e a costi lievitati) o prolunga i contratti di leasing, aumentando ulteriormente l’età del parco circolante. Questa situazione difficilmente vedrà una via d’uscita prima del secondo semestre del 2022, sempre che non intervengano altri elementi aggravanti.
Un miglioramento delle condizioni, che liberi dall’incertezza sul futuro ed eviti un rallentamento grave del rinnovo del parco in senso sostenibile non può che passare per un ripensamento a livello europeo dell’intera supply chain della filiera automotive dei veicoli commerciali, in particolare quelli pesanti, in quanto beni strumentali operanti in un settore strategico. Il possibile blocco del mercato dei veicoli, che si aggiunge alla endemica carenza di conducenti a livello continentale, è la sfida più pesante e pericolosa che il trasporto merci deve affrontare. Non c’è davvero più tempo da perdere.