Autotrasporto: occhio alle mafie

di Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere
Non può che preoccupare ciò che emerge dall‘ultima relazione semestrale della Dia relativamente al quadro dell’infiltrazione e del radicamento mafioso nel nostro Paese e in Emilia Romagna in particolare. Se a livello nazionale la Direzione Investigativa Antimafia sottolinea come la pandemia e il relativo lockdown abbiano rappresentato una occasione per le organizzazioni mafiose che si sono mosse con una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio, a livello regionale l’allarme è ancora più dettagliato.
L’emergenza economica e finanziaria determinata dalla pandemia non ha risparmiato nemmeno un territorio florido come quello emiliano-romagnolo, ove il rischio di infiltrazione criminale è concreto afferma infatti la Dia. Sempre secondo la Dia, piccole e medie imprese a prezzi di saldo potrebbero diventare un potenziale affare per la criminalità organizzata, sempre pronta ad approfittare della crisi economico-finanziaria, speculando sulle inevitabili difficoltà che hanno colpito moltissimi imprenditori.
Dalla ristorazione, al comparto alberghiero e alle piccole ditte commerciali, si presenta il concreto rischio che, per far fronte a spese di gestione ordinarie, pur in assenza di ricavi, molte attività vengano svendute alle associazioni malavitose. Ora, se questo è il quadro presentato in Parlamento, dobbiamo interrogarci ancora una volta e in modo non più rimandabile sulla debolezza che grava sul mondo dell’autotrasporto. Un settore da sempre guardato con interesse dalle mafie per molteplici motivi e dal quale oggi arrivano segnali che non possono restare inascoltati.
Il principale campanello d’allarme è rappresentato dall’aumentare di aziende che applicano ai loro clienti prezzi troppo bassi ed economicamente non sostenibili per i loro servizi. Questo fenomeno, purtroppo in crescita, parallelamente infetta il mercato e penalizza tutto il settore, vittima ormai di una concorrenza inquinata. È fondamentale, dunque, analizzarlo con cura, seguire il suono di questo campanello d’allarme, per indagare su eventuali ulteriori presenze di realtà occulte che utilizzano le singole aziende come basi di riciclaggio potendo così applicare tariffe ribassate a livelli insostenibili per una economia sana.
Parliamo spesso di piccole e medie aziende di autotrasporti, ma – non dimentichiamolo – sono le stesse piccole ditte che lavorano per i colossi del settore. È evidente che un problema così complesso non può essere risolto con lo strumento ridicolo dei costi di riferimento, del tutto indicativi e per nulla vincolanti.
Occorre un cambio di passo, una consapevolezza e una responsabilità da parte di tutti gli attori in campo, dalle forze dell’ordine, alle associazioni di categoria fino ad arrivare ai committenti che spesso sfruttano l’immediato vantaggio economico di costi stracciati dimenticando le conseguenze sull’intero sistema economico.

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