Autotrasporto: non si salva con i nuovi “schiavi”
di Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere
Immaginare di ampliare il decreto flussi per sopperire alla mancanza di autotrasportatori attraverso la disponibilità di forza lavoro a basso costo dall’estero sarebbe come pensare di risolvere il problema dei colpi in appartamento depenalizzando il reato di furto. La mancanza di uomini e donne disposti a intraprendere la professione dell’autotrasportatore dipende principalmente dalla corsa al ribasso del costo del servizio che ha ridotto alle condizioni in cui si trova oggi un settore strategico per l’economia del Paese. Non è certo facendo entrare nel mondo dell’autotrasporto nuovi “schiavi”, disposti a lavorare a condizioni stracciate per aziende italianissime, che si risolve la questione della carenza di autisti.
Chi lavora trascorrendo intere giornate alla guida sulle strade sempre più dissestate del nostro Paese, accettando di sottoporsi a un quotidiano percorso a ostacoli fatto di burocrazia, norme obsolete che regolamentano l’attività di lavoro, vessazioni di ogni tipo dalla mancanza di servizi ai tempi biblici per i carichi sempre più spesso senza alcun riconoscimento economico, per finire con le umiliazioni da parte del Governo mascherate da riconoscimenti di facciata in piena pandemia, merita di avere una retribuzione adeguata.
Viceversa, ampliando la platea di coloro che lavorano disposti a tutto, magari con la promessa di un futuro nel nostro Paese, aggrava la piaga della illegalità e della concorrenza selvaggia e acuisce i nodi che vorrebbe sciogliere. Fanno sorridere infine gli appelli strumentali di qualche imprenditore in cerca di visibilità sulla impossibilità, a detta loro, di trovare personale per guidare i camion delle proprie aziende a una paga di 3.000 euro al mese. Dipendenti e piccoli artigiani dell’autotrasporto meritano rispetto e non devono essere strumentalizzati per battaglie sulle politiche di immigrazione che nulla hanno a che vedere con la difesa del loro lavoro e di quello che resta dei loro diritti.