Autotrasporto: ennesima umiliazione in chiusura di 2020
di Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere
Le fotografie delle distese infinite di camion in fila sulle piste di atterraggio inglesi sono forse le immagini che restituiscono meglio l’abbandono nel quale è stata gettata da tempo la categoria degli autotrasportatori. Un abbandono che, nel terribile 2020 che si sta concludendo, si è materializzato in forme nuove ancor più drammatiche e che – per estrema beffa – è stato abbinato a una retorica sterile che non ha fatto altro che aumentare la frustrazione di chi ogni giorno viaggia per lavoro sulle strade italiane. Tutti ricordiamo gli elogi agli ‘eroi’ che non si sono fermati durante la prima ondata della pandemia. Tra questi – insieme a medici, infermieri, addetti dei centri commerciali, forze dell’ordine – vi erano anche gli autotrasportatori. Piccoli e medi imprenditori schiacciati dalla riduzione drastica delle commesse, ma comunque a servizio del Paese alla guida dei loro mezzi anche quando avere una mascherina era un lusso per pochi, per rifornire dei beni essenziali supermercati, farmacie, ospedali.
Un elogio vuoto che ha fatto da sottofondo sempre più fastidioso e indisponente nei mesi a seguire, culminato nei recenti spot in tv del ministro Paola De De Micheli. “Donne e uomini che ci consentono di resistere e di continuare a guardare avanti: la logistica e i trasporti non si sono mai fermati, vi dobbiamo tanto, vi dobbiamo dire grazie”, recita la stucchevole voce della pubblicità del Mit con tanto di musichetta dolce a dare il tempo alle mielose parole.
Ebbene, mentre sui camion gli autotrasportatori erano costretti ad ascoltare queste liturgie, la loro vita lavorativa continuava coi problemi di sempre. Peggio di sempre. Nulla il Governo ha fatto per mettere mano alla corsa al ribasso dei servizi di autotrasporto, anzi con la favoletta dei costi di riferimento indicativi e non vincolanti ha gettato fumo negli occhi a chi ostinatamente non voleva vederne l’inutilità. Una concorrenza selvaggia che sta costringendo alla chiusura tante piccole e medie aziende storiche e che sta spalancando, se possibile ancora di più, le porte all’illegalità e – spesso – alla criminalità organizzata.
Perché è evidente a tutti che questa rincorsa al prezzo più basso non risponde a semplici logiche di mercato, ma contrappone servizi legali (e che quindi hanno costi legati al rispetto delle regole) a trasporti che con le normative italiane hanno poco a che vedere, nella consapevolezza di rischiare poco o nulla. Tragica in questo senso l’ammissione della Motorizzazione Civile di Parma e Modena sulla totale assenza di controlli nei trasporti sulle merci pericolose, con la normativa ADR teoricamente stringente che resta lettera morta per mancanza di indicazioni da parte dello stesso ministero dei Trasporti.
Nulla il Governo ha fatto neppure per mettere mano ad una burocrazia fatta di norme complicate e ridondanti che vessa gli imprenditori. Nulla ha fatto per incidere sui costi dell’autotrasporto italiani, con il carburante e la tassazione sul costo del lavoro tra le più alte in Europa. Nulla ha fatto, ben attento a non pestare i piedi alle lobby che contano, per superare il meccanismo barocco (e a spese dello Stato) di rimborsi dei pedaggi autostradali che premia i Consorzi e lascia le briciole agli autotrasportatori. In compenso abbiamo avuto gli applausi, le canzoncine e i complimenti del Ministro, sempre ben ricambiati dalle associazioni di categoria ‘amiche’ affannate a compiacere il Governo e dimentiche della loro missione di rappresentanza.
E allora lasciamo questo 2020 con l’immagine indecente di migliaia di autotrasportatori italiani lasciati per quasi una settimana paralizzati in Inghilterra a causa dei controlli sulla variante Covid-19 e che nulla hanno saputo dal ministero, nemmeno il giorno dello sblocco. Lasciamo questo 2020 con le immagini dei nostri autotrasportatori in viaggio senza nemmeno poter contare sui servizi minimi, bagni e docce, con tutti i ristoranti e le aree di sosta chiusi fuori dalla rete autostradale.
Lasciamo questo 2020 con i decreti ristori, mance, che nulla hanno inciso per il settore dell’autotrasporto e si sono tradotti in mere proroghe o in crediti di imposta per aziende che non hanno lavorato e che quindi non hanno fatturato. Lasciamo questo 2020 alle spalle. E questa in fondo è la sola buona notizia. Ma nel lasciarlo faremo tutti un esercizio: azzereremo il volume delle televisioni e delle radio. In questo modo imporremo al silenzio, almeno dentro alle cabine dei nostri camion e nelle mura delle nostre case, un Governo che non ha fatto altro che prenderci in giro.