Autotrasporto: c’è troppa illegalità
di Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere
Lasciare passare l’idea, come alcuni in modo strumentale cercano di fare, che i costi di riferimento per l’autotrasporto, varati da poco fa dal ministero, siano un freno alla illegalità è sbagliato e falsamente consolatorio. Parliamo di tabelle indicative e non vincolanti, come gli stessi avvocati spiegano, e quindi del tutto inutili al fine di scongiurare la corsa al ribasso dei prezzi. Del resto anche le stesse associazioni di rappresentanza balbettano nel giustificare la presunta utilità di tale strumento e invocano una committenza avveduta e una maggiore forza contrattuale.
In realtà con i costi di riferimento non cambia assolutamente nulla, la maggior parte della committenza non si sente chiamata in causa e la forza contrattuale degli autotrasportatori resta scarsissima.
Quali sanzioni sono previste da tali costi di riferimento? Quali controlli? Nulla di nulla. Eppure con questa mano di vernice bianca si cerca in modo ipocrita di coprire le lacune ataviche del settore. Insomma, un meccanismo sul quale si è lavorato per anni e che non è in grado di raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si pone. A questo punto è anche corretto chiedersi chi abbia commissionato questo studio e quanto sia costato al Governo.
Se si pensa di arginare con questo strumento l’illegalità diffusa che grava sul mondo dell’autotrasporto significa che non si conosce il nostro settore oppure si è vittima di una pia illusione. E bisogna sperare che chi sostiene tale tesi sia in buona fede e non cerchi solamente di ingraziarsi il ministro di turno. Il mancato rispetto dei tempi di guida e riposo, la scarsa manutenzione dei mezzi, la rarissima nomina, pur imposta per legge, di consulenti per il trasporto di merci pericolose, sono piaghe che non verranno per nulla sanate da teorici costi di riferimento.
Se si vuole mettere in campo una seria lotta alla illegalità nell’autotrasporto si cominci col restituire dignità a chi ogni giorno si trova sulle strade, si riduca la tassazione, si riduca la burocrazia eliminando inutili enti intermedi che drenano risorse agli autotrasportatori e si rendano competitive le aziende italiane rispetto al mercato estero. Tutto questo accompagnato a controlli serrati e al sostegno reale alle aziende. E’ un percorso difficile, ma non esistono scorciatoie. E men che meno ricette infantili come quella di tabelle di costo aleatorie e non vincolanti.
Intanto, al mancato rispetto delle regole si somma il tema delle illegalità legate alle note infiltrazioni della criminalità organizzata nel mondo dell’autotrasporto. Chi vuole applicare prezzi sottocosto perché il suo unico fine non è fare impresa ma riciclare denaro non sarà certo limitato dalla presenza di costi di riferimento. Per la mafia e le mafie l’autotrasporto rappresenta da sempre un’ottima “lavanderia” per ripulire i proventi dai traffici illeciti e veicolo per gestire i traffici di armi e di droga.
Attraverso le aziende di autotrasporto le imprese possono entrare nel circuito degli appalti pubblici e controllare il territorio in maniera capillare quasi casa per casa. Senza ovviamente dimenticare l’enorme quantità di finanziamenti ed incentivi pubblici che ruotano intorno al settore. Questa è la verità ed esprime soddisfazione per il varo di uno strumento di facciata come i costi di riferimento è intollerabile.