Autotrasporto: bilancio di un anno e prospettive

di Paolo Starace, presidente di Unrae Veicoli Industriali

Il settore dei veicoli industriali ha avuto una straordinaria capacità  di resilienza anche in periodi difficili come quello attuale, mostrando un esito finale dell’anno (-13,8%) migliore rispetto alle prospettive formulate nella scorsa primavera. Un mercato volatile, soggetto a escursioni con l’assenza di un sistema-Paese che faciliti un rinnovo e un ampliamento programmabile del parco, e con la mancanza di politiche di sostegno e sviluppo capaci di superare davvero le ragioni per le quali l’autotrasporto merci italiano soffre da decenni di una debolezza crescente nei confronti  della concorrenza estera.

I molti tentativi fatti nel tempo, evidentemente con scarsa convinzione, di razionalizzare  l’offerta di trasporto in Italia hanno portato alla scomparsa di migliaia di piccole e medie imprese, senza che quelle rimaste fossero riuscite a creare economie di scala che le rendessero capaci di  dotarsi di risorse adeguate e tecnologie premianti, in termini di minori costi di gestione e  presenza più competitiva sul mercato.

I nostri trasportatori sono rimasti per troppo tempo ostaggio di discontinuità e incertezze nei  tempi e nei modi per il ricorso agli incentivi concessi annualmente per gli investimenti, mentre  i vettori esteri, favoriti anche dalle norme sul cabotaggio, spesso nemmeno rispettate, si presentavano alla committenza nazionale in condizioni di vantaggio competitivo.

Pur in un periodo di crisi come quello attuale e in ragione di un atteso rimbalzo dell’economia, nel corso del  2021 ci attendiamo un mercato in ripresa. Sebbene grazie agli incentivi gli acquisti si stiano sempre più orientando verso motorizzazioni alternative, la loro offerta sul mercato rimane ancora limitata, indirizzando la scelta nei confronti di motorizzazioni tradizionali, anch’esse in linea con gli elevatissimi standard di sicurezza e sostenibilità ambientale.

Dalle indicazioni del ministero e della RAM SpA sappiamo peraltro che la prima categoria di veicoli a esaurire le risorse per investimenti disponibili nel 2020 è stata proprio quella degli Euro VI acquistati contro rottamazione. Considerate le dimensioni medio piccole della maggior parte delle imprese italiane di autotrasporto e l’impossibilità di ottenere dalla committenza una revisione delle tariffe di trasporto per l’impiego di veicoli elettrici e/o ibridi, gli acquisti di veicoli Diesel e LNG Euro VI rimangono l’unica alternativa economicamente sostenibile per i trasportatori italiani.

Suddividendo il mercato in classi di massa totale a terra, si nota che la classe cha ha subito nel  2020 la perdita maggiore rispetto al 2019 è quella di massa tra le 3,5t e le 6t, che ha fatto registrare  –21,2% su base annua (751 veicoli immatricolati contro 953). Questo dato un poco ci sorprende, perché parliamo di veicoli destinati all’ultimo miglio e alla distribuzione di medio-corto raggio. Poiché è stato rilevato un incremento esponenziale dell’e-commerce, ci saremmo attesi che proprio questa classe di veicoli  avrebbe subito quanto meno una minor contrazione della domanda. Evidentemente  l’incremento delle nuove modalità di acquisto non è stato sufficiente a controbilanciare la perdita di carichi di trasporto dovuta alla chiusura quasi totale di interi settori merceologici, quali la ristorazione e il turistico alberghiero. Le nostre Case madri si confrontano sui mercati europei e mondiali, dove le dinamiche e le strutture del trasporto sono diverse, così come sono diversi i contesti in  cui operano, specie quelli burocratici e fiscali. Le aziende associate a Unrae operano però sul  mercato italiano, ed è alla salute di questo mercato che guardano con estremo interesse, ma anche con grande apprensione, poiché la prevedibilità della domanda è anche per noi condizione  indispensabile per poter programmare l’attività nostra e delle nostre reti distributive.

Stanno cambiando i parametri della logistica e con essi i rapporti tra le modalità di trasporto. In un prossimo futuro, il trasporto su gomma dovrà con ogni probabilità modificare i propri  ambiti di impiego, e cambieranno in conseguenza le configurazioni e le tipologie dei veicoli.  Nell’interesse dell’economia nazionale, nessuna impresa italiana può permettersi di arrivare  tardi a gestire il cambiamento, specie se opera in settori strategici come quello del trasporto. Pertanto, il Paese non potrà prescindere dal creare le condizioni di base affinché gli autotrasportatori italiani possano confrontarsi nell’arena competitiva internazionale ad armi  pari. Burocrazia efficiente, normativa snella, progettualità e interesse politico non episodico o  strumentale sono le priorità su cui auspichiamo il legislatore ponga la propria attenzione.

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